L’edizione 2016 della festa di San Michele si è conclusa con un finale inaspettato, anche se ventilato dal pubblico e molti rionali, a prescindere dalla bandiera di appartenenza. Dopo quarantacinque anni di silenzio il rione giallo, che non vinceva dal ‘cappotto’ di palio e sfilata con “Palle gialle” nel 1971, si è ripreso la piazza per la migliore rappresentazione teatrale. Il finale dell’anno scorso passerà alla storia e sarà difficile da dimenticare. Non lo dimenticherà il pubblico più affezionato alla festa, ma soprattutto non lo dimenticheranno i giovani rionali del giallo che mai nella loro vita avevano visto vincere il proprio rione. Tra loro abbiamo incontrato Irene Fratoni (31 anni), originaria di Seano anche se oggi vive alla Catena, appena fuori il comune di Carmignano. Attraverso la sua voce e la sua esperienza racconteremo l’ironia per le sconfitte e lo spirito goliardico del rione del leone, rimasto fedele alla propria identità, che dopo una lunga assenza può di nuovo competere per la conquista del gradino più alto del podio del San Michele.
Come ti sei avvicinata alla festa di San Michele?
Sono figurante dall’età di otto anni. La zona di Seano in cui ho abitato fino a pochi anni fa, quella della “Palazzina” sulla strada per andare a Bacchereto, non fa parte del rione giallo. La mia famiglia ha sempre seguito la festa da pubblico. Se ho iniziato a sfilare lo devo a Stefano Degl’Innocenti, il macellaio di Seano, e a Gian Filippo Morganti, l’attuale proprietario del circolo H2NO di Pistoia.
Qual è stata la tua prima sfilata?
Me la ricordo bene, ero in quarta elementare ed ero una goccia di pioggia: dovevo arrivare in piazza e fare un balletto con altre bambine. Era il 1994 e la sfilata si intitolava “Amori rionali”.
Sei ancora figurante oppure hai cambiato ruolo?
Lo sono stata fino a due anni fa e come tutti i rionali poi nei giorni prima della festa mi trasferisco al cantiere per dare una mano a finire i lavori. Da due anni faccio parte del Comitato per i festeggiamenti del San Michele.
Nella tua lunga esperienza da figurante, quale trovi sia stata la sfilata maggiormente rappresentativa del rione giallo?
Mi verrebbe da dire la sfilata del 2016 che si intitola “Aldilà del bene e del male”, forse perché abbiamo vinto. In realtà è la sfilata che ha saputo cogliere il nostro spirito: noi del Giallo siamo ironici e goliardici ma se vogliamo, possiamo essere anche seri e far commuovere.
A proposito della vittoria dell’anno scorso, te l’aspettavi o almeno ci speravi?
Non mi aspettavo la vittoria, soprattutto dopo avere visto, la prima sera, i carri degli altri rioni. Sentivo che non potevamo competere al loro livello di qualità, ma alla fine la giuria ha deciso di premiare la storia.
La vostra storia era incentrata sulla lotta tra il bene ed il male, cosa secondo te ha convinto la giuria?
Credo che la giuria ed il pubblico siano rimasti colpiti dal messaggio finale, perché la battaglia tra il bene ed il male è un argomento di per sé inflazionato. L’elemento che ci ha distinto è stata l’umanità con cui abbiamo rappresentato il personaggio del diavolo. Come a dire che scegliamo noi chi essere, e che anche chi fa del male, in fondo, ha una sua parte umana tutta da scoprire.
Negli ultimi anni il rione giallo è cambiato molto, non lo dimostra soltanto la recente vittoria. Qual è oggi lo stile della contrada?
Il rione si è sempre arrangiato con poco e questa caratteristica è rimasta una costante, nonostante i cambiamenti interni e della festa, che da alcuni anni è diventata teatro in strada. Adesso però puntiamo all’innovazione: il nostro regista Matteo Cecchini, che è con noi dal 2015, ha segnato una vera e propria rivoluzione artistica e registica.
Potresti raccontarci gli effetti di questa rivoluzione?
Dal 2015 il rione è cambiato drasticamente: Matteo ci ha dato il la per cambiare e ci ha dimostrato che anche noi, anche con minori possibilità organizzative e con un minor numero di figuranti rispetto agli altri rioni, possiamo fare il San Michele. Ha rialzato il morale di tutti, anche di quelli che ormai avevano perso le speranze e che si arrabbiavano, ovviamente con ironia, se il rione non si fosse piazzato all’ultimo posto. Noi non abbiamo fatto altro che seguire Matteo. Ci abbiamo creduto molto e poi sono arrivati il secondo posto del 2015 e la vittoria del 2016.
Per cosa senti di dire grazie al tuo regista?
Matteo ci ha insegnato a camminare e a riempire gli spazi, ad interagire in piazza come dei veri attori. Nel 2015 e nel 2016 ha tenuto due corsi invernali di teatro a Seano e al termine di questo periodo di formazione ha fondato una compagnia teatrale, aperta a tutti, che ha debuttato con la commedia in vernacolo “Casa mia, casa mia…” di Augusto Novelli lo scorso 1 giugno al circolo “Galli” di Carmignano. In generale mi sento di dirgli grazie per questo: per averci capiti senza la presunzione di stravolgere chi eravamo veramente e per averci portato alla vittoria con la nostra identità.
La vittoria del 2016 è stata una sorpresa gradita da tutta la piazza: a cosa è servito portare il trofeo a casa dopo tanti anni di assenza?
In piazza noi del giallo piangevamo tutti, non solo per la vittoria, ma per l’applauso con il quale siamo stati salutati da parte degli altri rioni. Ho visto rionali storici commuoversi: la vittoria sicuramente ha unito il nostro gruppo e ci ha ridato la speranza di poter tornare a competere nel teatro in strada.
Quale potrebbe essere il futuro della festa nei prossimi anni?
Spero che in generale non si guardi più al passato con nostalgia. Non vorrei tornare a fare la sfilata per le vie del paese, spero anzi che la strada da percorrere resti quella del teatro in strada perché penso che in questo modo lo spettacolo possa essere più emozionante: non solo per noi rionali, che siamo direttamente coinvolti, ma soprattutto per il pubblico. (Valentina Cirri)
Quando l'ironia sa commuovere …
Irene Fratoni racconta il giallo
Posted on
Questo articolo è stato pubblicato in feste, folclore e con I tag Irene Fratoni, rione giallo, San Michele. permalink.