Quinto figlio maschio e discendente di Cosimo I dei Medici e di Eleonora di Toledo, Ferdinando I nacque a Firenze nel luglio del 1549 e non sarebbe stato destinato al titolo di granduca se i suoi fratelli non fossero morti in giovinezza. Forse complice di questa fortuna è stata l’incertezza sulla data di nascita: biografi e memorialisti non sono mai stati concordi tra il 19 e il 30 del mese di luglio.
Trascorse l’infanzia nelle ville suburbane fiorentine e come i fratelli la sua educazione fu affidata ai più colti e raffinati precettori, che lo introdussero allo studio dei classici latini con scarso profitto perché per natura Ferdinando era poco incline allo studio e caratterialmente ottuso. Come il padre era invece affascinato, fin da piccolo, dai reperti archeologici e da tutto quello che profumasse di antico.
La sua vita cambiò radicalmente nel novembre del 1562, anno in cui morirono i due fratelli maggiori, Giovanni e Garzia, colpiti da febbri malariche contratte nella Maremma pisana. Anche Ferdinando rischiò di morire per questa malattia, ma riuscì a sopravvivere e si conquistò il titolo di secondogenito di Cosimo dopo l’erede al trono, Francesco.
All’età di tredici anni, nel 1563, fu nominato cardinale da Pio IV in sostituzione del fratello Giovanni, senza però ricevere gli ordini sacri e senza che gli venisse riconosciuto l’arcivescovado di Pisa. Visse tra Pisa e Firenze, il padre lo affidò alle cure e all’istruzione di un altro precettore che confermò l’opinione dei precedenti: Ferdinando non era un uomo di lettere, aveva un’indole irrequieta ed era molto più a suo agio all’aria aperta quando poteva dedicarsi alla caccia insieme al padre, al quale si sentiva legato da un rapporto particolare.
Dal mese di gennaio del 1569 Ferdinando si trasferì a Roma perché il nuovo papa Pio V preferiva che i cardinali avessero un legame anche territoriale con la città e da un punto di vista di larghe intese il trasferimento si inseriva in un quadro di buoni rapporti tra il pontefice e Cosimo I dei Medici.
Nonostante la lontananza da Firenze, Ferdinando manteneva il suo interesse nei confronti delle strategie politiche della famiglia, intrattenendo una fitta corrispondenza con il fratello Francesco che nel frattempo aveva preso le redini del governo dal 1564. In terra romana era diventato personaggio di spicco del Collegio cardinalizio, abile nel farsi amicizie importanti soprattutto nell’entourage dei parenti di Pio V. Con il papa inoltre fu molto bravo ad ottenere riconoscimenti per la famiglia Medici ed a farsi portavoce di una politica filospagnola. Tuttavia, non percorse una rilevante carriera in Curia e la sua posizione continuò ad essere in primo luogo quella di un eminente rappresentante della dinastia medicea, non ebbe infatti il ruolo decisivo che nelle lettere indirizzate al padre ed al fratello tendeva ad attribuirsi. Indubbiamente si distingueva per le pratiche devozionali, assumendo anche la carica nel 1573 di protettore dell’Ospedale e della Confraternita della Santissima Trinità, istituita alcuni anni prima nel 1548 e svolse compiti amministrativi rilevanti, primo fra tutti quello relativo all’amministrazione urbanistica della città, definita “officina di tutte le pratiche del mondo”, e degli acquedotti.
Durante il periodo romano Ferdinando ebbe modo di coltivare, oltre agli impegni religiosi, politici e cortigiani, anche altri interessi personali. Si dedicava con piacere ad altre attività che potevano essere praticate all’aria aperta, in particolare la caccia e l’agricoltura. Nel 1570 aveva esteso la coltura della vite e dell’olivo alla vigna del Popolo e l’anno successivo aveva preso in affitto la tenuta della Magliana per destinarla all’allevamento. Inoltre era rimasto affascinato dalla moda dell’epoca relativa all’archeologia: grazie alla complicità del fratello aveva acquistato molte sculture che avrebbero poi decorato Villa Medici, che nel tempo sarebbe stata arricchita da altre raccolte molto importanti.
Il rapporto epistolare con la famiglia restituisce uno spaccato fedele delle vicende della Curia, degli eventi internazionali e della politica pontificia. Nei confronti del padre Ferdinando ebbe sempre un atteggiamento di rispetto profondo e di devozione, mentre con il fratello Francesco i rapporti non furono mai facili per divergenze caratteriali, alimentate anche dai giochi di corte, e per rivalità personale. A tutto questo si aggiunse la disapprovazione di Ferdinando per il matrimonio tra Francesco e Bianca Cappello nel 1579. Nel loro carteggio è facile riconoscere anche differenze di stile politico: Ferdinando si faceva portavoce di una politica di negoziazione e di mediazione ed aveva un talento particolare nel concludere trattative, mentre Francesco mostrava rigidità ed arroccamento su determinate posizioni.
A Roma Ferdinando non riuscì mai ad avere un ruolo preminente nella vita cardinalizia, nonostante si vantasse molto di ricevere riconoscimenti importanti. Per questo motivo e anche per riavvicinarsi a Francesco lasciò la città nel settembre del 1587 per tornare definitivamente a Firenze. Poco dopo morì il fratello e pur mantenendo la carica cardinalizia Ferdinando gli succedette alla guida del Granducato. (Valentina Cirri)