In origine una grande fede
Tracce indelebili di religiosità
La processione rappresenta per i comeanesi un forte momento di religiosità e anche la voglia di tutti di contribuire alla realizzazione della rievocazione storica della Passione e Morte di Gesù. La passione è l’elemento cardine che è rimasto costante nel tempo e nella vita del paese di Comeana, tanto da spingere altri comeanesi a tracciare con forme indelebili il loro passaggio nella religiosità del paese. E Comeana, nata come terra della pietra, quella pietra serena che veniva scavata fino a pochi anni fa dalle cave della Gonfolina, sopra l’Arno e l’Ombrone, non poteva utilizzare altro materiale per lasciare questa impronta.
La prima traccia è rappresentata dal portale dell’oratorio della Compagnia della Chiesa di San Michele a Comeana, in cui compare la seguente iscrizione “SS Eucharestiae Sacramenti Confraternitas A.D. MDCCLVI”. Nel 1753 i fratelli della Confraternità del Santissimo Sacramento avevano infatti raggiunto l’accordo con il parroco per poter ampliare la loro sede, che permetteva di edificare una nuova sacrestia in cambio della vecchia e di una parte del cimitero. La Confraternità del Santissimo Sacramento fu protagonista della vita dei comeanesi e di Comeana per duecento anni, fornendo una base religiosa ed anche un primo esempio di volontariato. iniziata a formarsi attorno al 1590, decise immediatamente di dotarsi di un proprio oratorio per le adunanze dei fratelli, spinta dalla situazione alquanto angusta in cui si trovava la Chiesa Parrocchiale di Comeana, già occupata da un’altra confraternità: quella del Santissimo Rosario. L’obiettivo fu raggiunto in nove anni, tanto che il 19 dicembre del 1599 la Confraternità si dotò di uno statuto che riepilogava le sue norme comportamentali. Il primo capitolo riferisce che i fratelli dovevano vestire con una veste di lino bianca cinta da un cordiglio, mentre il capitolo V specifica che i fratelli dovevano farsi completo carico di qualsiasi riparazione della nuova struttura. Nei rimanenti capitoli si parla dello svolgimento delle funzioni religiose, in cui si narra le funzioni previste per il giovedì ed il venerdì Santo. Intorno alla metà del 1700, nonostante che nelle visite pastorali non fosse mai stata sollevata alcuna critica, i confratelli decisero di rimodellare la struttura rendendola maggiormente vicina al gusto del tempo e nel momento di massima espansione duecento erano i confratelli e centocinquanta le consorelle iscritte. Nella visita pastorale del 1778 la compagnia la compagnia è definita:“modernissima, in volta, assai bella, messa a stucchi, e più grande della chiesa. L’altare è alla romana, di pietra lavorato con molta finezza”. Negli anni successivi viene acquistato dalle monarche di Santa Caterina e San Sebastiano a Pistoia un organo con cantorio in legno, che viene donato alla compagnia e posizionato nella controfacciata.
Nel 1784, dopo la soppressione della Confraternità, fu deciso di trasferirvi la chiesa parrocchiale, quella che adesso è l’attuale Chiesa di San Michele a Comeana.
La seconda traccia in pietra sulla facciata della chiesa è rappresentata dallo stemma della famiglia Mazzinghi, sormontato dalla corona e con un particolare mascherone nella parte inferiore. I Mazzinghi, tra le famiglie protagoniste a Carmignano, porta il suo patronato sulla chiesa si San Michele fin dal secolo XI. Secondo il Verino i Mazzinghi arrivarono in Toscana a seguito di Ottone di Germania e rimasero il Italia abitando a Pistoia. Un loro antichissimo stanziamento fu presente nella piana di Campi, dove ebbero residenze fortificate munite di torre e riscossero il rispetto dei fiorentini e pistoiesi. Molto probabilmente tramite il possesso di questa terra di mezzo e grazie alle loro fortificazioni, riuscirono a respingere gli assalti dei pistoiesi, riscuotendo così un diritto di rappresaglia che fu concretizzato nella presa di possesso di una terra alle pendici del Montalbano, Comeana appunto. Su due pietre della facciata della chiesa c’è un nome, Ugolino di Iacopo Mazzinghi, ed una data, 1576. Il legame è ancora in parte avvolto nel mistero, ma conferma sicuramente che anche i Mazzinghi furono importanti e presenti nella religiosità comeanese.
(testi di Walter Fortini e Niccolò Fanfani, tratto dall’opuscolo realizzato per l’edizione 2006 della festa)