Il granduca del bando mediceo

La vita di Cosimo III, fino al 1670


Accadeva 299 anni fa. Il 24 settembre del 1716 Cosimo III de’ Medici, sesto granduca di Toscana, emise un bando in base al quale veniva stabilita una severa normativa per la produzione ed il commercio dei vini realizzati nei suoi possedimenti. Per quattro aree geografiche di appartenenza furono fissati anche precisi confini. Il Chianti, il Pomino, il Carmignano e il Valdarno superiore ricevettero così per la prima volta al mondo una sorta di denominazione di origine controllata. Il documento, noto come “Bando Mediceo”, costituisce uno degli atti più importanti di Cosimo III ed è ben conosciuto. Meno nota è forse la vita del granduca che lo firmò: un regnante che nella sua lunga attività governativa non brillò per acume politico ed efficienza amministrativa.

Cosimo III nacque il 14 agosto del 1642 da Ferdinando II de’ Medici e Vittoria della Rovere, terzo di quattro figli. I primi due, un bambino di nome Cosimo, nato nel 1639, e una bambina di cui non si è conservato il nome, nata nel 1640 o nel 1641, non riuscirono a superare le soglie dell’infanzia, mentre il quarto, Francesco Maria, nato nel 1660, intraprese la carriera ecclesiastica e divenne cardinale.

La scelta dell’educazione più appropriata da conferire al piccolo provocò fin dall’inizio accese dispute fra i genitori: il padre infatti voleva impartirgli una istruzione di tipo scientifico, la madre desiderava invece formarlo con una preparazione di carattere religioso.

Benché non fosse insensibile agli interessi scientifici, che avevano caratterizzato l’intero ramo granducale della famiglia Medici, nel fanciullo prevalse la formazione religiosa, nella quale svolse un ruolo fondamentale il teologo senese Volumnio Bandinelli, nominato da Vittoria come istitutore del principino, cui venne affiancato in subordine l’erudito fiorentino Francesco Rondinelli.

Sebbene durante l’adolescenza avesse praticato con un certo successo svariate attività sportive ed in particolar modo la caccia, con l’avanzare degli anni il giovane cominciò a tralasciare ogni occasione di svago e divertimento per isolarsi nel silenzio e nella solitudine e dedicarsi sempre più assiduamente a pratiche devozionali, ritiri spirituali e pellegrinaggi religiosi, seguendo una rigida morale cattolica che sfociò sovente in forme di bigottismo e fanatismo.

Dopo una lunga serie di trattative condotte da Ferdinando presso le più importanti corti europee, il 18 aprile del 1661 Cosimo sposò per procura Margherita Luisa d’Orléans, cugina del re di Francia Luigi XIV. I due si incontrarono per la prima volta nel giugno di quello stesso anno a Livorno, e dopo la partenza dalla città portuale la coppia fece il suo ingresso ufficiale nel capoluogo toscano.

Il loro fu probabilmente il peggiore matrimonio che la storia della dinastia medicea ricordi: la forte diversità dei rispettivi caratteri diede vita ad una difficile convivenza costellata di continui contrasti ed incomprensioni, che amareggiarono profondamente sia Cosimo e Margherita che Ferdinando II e Vittoria, addolorati per la sorte del figlio e preoccupati per il futuro del granducato.

Mentre Cosimo era abituato a condurre uno stile di vita morigerato, improntato alla severa educazione ricevuta dalla madre e dal suo precettore, Margherita Luisa era avvezza alla raffinatezza, al lusso, al fasto propri della corte parigina, probabilmente all’epoca la più mondana e frivola dell’intera Europa, e non intendeva rinunciare ai suoi costumi estremamente liberi e spregiudicati.

Giungendo in Italia aveva inoltre portato con sé un cospicuo nucleo di servitori, cortigiani e dame di compagnia provenienti dalla sua terra d’origine, che fin dall’inizio si mostrarono apertamente ostili al clima sobrio del granducato e rifiutarono ogni forma di integrazione.

Margherita infine era innamorata del principe Carlo di Lorena (il futuro Carlo V), e non perdeva occasione per dimostrare tutta la sua antipatia nei confronti del marito e per metterlo in ridicolo alla prima occasione.

Nonostante il rapporto travagliato, il 9 agosto del 1663 gli sposi furono allietati dalla nascita del loro primogenito, Ferdinando. L’arrivo del bambino portò però soltanto un sollievo momentaneo nella tormentata situazione familiare, e ben presto Margherita Luisa iniziò a manifestare l’intenzione di lasciare la Toscana per tornare a Parigi.

Nel settembre del 1664 la futura granduchessa abbandonò gli appartamenti di Palazzo Pitti e si trasferì nella villa di Poggio a Caiano, dove rimase per circa due anni. Nello stesso periodo Cosimo si allontanò da Firenze ed intraprese alcuni viaggi, che gli permisero di entrare in contatto con le altre corti italiane e di ampliare le proprie conoscenze culturali e la propria preparazione politica. Ambedue i cambiamenti furono suggeriti ai due giovani da Ferdinando II, che si augurava che un periodo di separazione potesse servire a rasserenare gli animi di entrambi.

Al suo ritorno in effetti la coppia si riconciliò, e a seguito di questo evento si ebbe la nascita della secondogenita Anna Maria Luisa, passata alla storia come l’Elettrice Palatina, venuta alla luce l’11 agosto del 1667. Tuttavia anche questa volta il miglioramento fu soltanto temporaneo, e Margherita riprese a chiedere con insistenza di rientrare in Francia.

Nel tentativo di placare il malumore della moglie, Cosimo lasciò di nuovo la città natale e compì un lungo giro per le corti europee, che lo portò a toccare l’Austria, la Germania, l’Olanda, la Spagna, il Portogallo, l’Inghilterra e la Francia, dove a dispetto delle lagnanze di Margherita Luisa fece un’ottima impressione alla famiglia reale.

Rientrò a Firenze alla fine del 1669 e dopo alcuni mesi ereditò le redini del granducato a causa della morte del padre, che si spense il 23 maggio del 1670. (Barbara Prosperi – fine prima parte)

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