Nel 1785 Filippo Mazzei rientrò in Europa e prese dimora a Parigi. La scelta della nuova residenza sicuramente non fu casuale, considerato che l’amico Thomas Jefferson era stato da poco nominato ambasciatore americano in Francia. A Parigi il Mazzei si inserì negli ambienti politici e culturali che gravitavano attorno a Jefferson e diventò un personaggio molto noto e stimato all’interno dei circoli di stampo schiettamente illuminista, dove era fortissimo il desiderio di conoscere in maniera dettagliata le nuove realtà emerse negli Stati Uniti d’America.
Anche grazie a queste sollecitazioni, dopo una lunga fase di revisione ed alcuni rinvii da parte dell’editore Jean François Froullé causati dalle obiezioni dei censori, nel 1788 Filippo pubblicò le “Recherches historiques et politiques sur les États-Unis de l’Amérique septentrionale”. L’opera, strutturata in quattro volumi, realizzata anche attraverso l’apporto documentario di Jefferson, si poneva come un testo che intendeva confutare le notizie distorte e tendenziose che erano apparse in molti testi di parte circolati fino a quel momento, ed è considerata tuttora una preziosa ed attendibile fonte di informazioni sugli accadimenti che innescarono la Rivoluzione americana.
In quegli anni Mazzei si legò durevolmente agli esponenti più autorevoli del tardo Illuminismo politico quali Marie Jean Antoine Nicolas Caritat de Condorcet, Louis Alexandre de La Rochefoucauld d’Enville, André Morellet, Pierre Samuel du Pont de Nemours, Jean François Marmontel, e conobbe alcuni giovani studiosi particolarmente promettenti come Pierre Jean Georges Cabanis, Jean Antoine Gauvin Gallois, André Chénier, Jean Laurent Ferri de Saint Constant, Jacques Pierre Brissot, del quale intuì le propensioni rivoluzionarie e con cui sviluppò un rapporto conflittuale.
Il successo del libro e la notorietà delle sue idee, sposati alla convinta e costante attività di propaganda a favore dei neonati Stati Uniti d’America, portarono Filippo ad entrare in contatto con il re Stanislao Augusto Poniatowski di Polonia, illuminato sovrano di stampo liberale, di cui divenne prima consigliere e poi rappresentante a Parigi. Da questa posizione privilegiata egli poté seguire attentamente in tutte le sue fasi la Rivoluzione francese, di cui condannò fermamente la deriva giacobina, ed ebbe peraltro modo di conoscere Maria Antonietta e La Fayette, Marat e Mirabeau, Condorcet e Lavoisier. Nel 1791 si trasferì a Varsavia, dove assunse la cittadinanza polacca, entrò nella cerchia dei consiglieri più vicini al monarca e contribuì alla stesura della Costituzione.
A causa del suo attivismo politico finì per attirare l’invidia degli ambasciatori di Russia e di Prussia, che lo accusarono di essere un cospiratore sotto mentite spoglie. Probabilmente sia per questo motivo, sia perché presagiva il successo dell’imminente invasione russa che avrebbe portato alla disgregazione della Polonia, chiese ed ottenne l’autorizzazione a partire per l’Italia. Nel 1792 si stabilì dunque a Pisa, mantenendosi grazie alla pensione che percepiva dalla Polonia, ed iniziò a seguire da vicino le vicende politiche della Toscana. Nel frattempo continuò la consuetudine dello scambio epistolare con Thomas Jefferson. Iniziò a corrispondere anche con Vittorio Alfieri, con il quale proprio nella città della torre pendente prese anche parte a rappresentazioni drammaturgiche presso il Teatrino di via Santa Cecilia.
Nel 1796 si sposò con Antonina Antoni, da cui ebbe una figlia, Elisabetta, nata due anni più tardi. Nel 1799 fu testimone dell’arrivo delle truppe repubblicane francesi a Pisa e della loro successiva cacciata, e l’anno seguente fu coinvolto pur senza gravi conseguenze nel processo intentato ai liberali pisani che si riunivano al Caffè dell’Ussero sull’attuale lungarno Pacinotti, luogo di importanti frequentazioni non solo politiche ma anche storiche, filosofiche, letterarie ed artistiche. In quegli anni continuava il suo rapporto epistolare con Thomas Jefferson, scrivendo tra l’altro delle varietà di noccioli di pesca che il poggese spediva oltreoceano e del clima che sembrava impazzito.
Nel 1802 si mise di nuovo in viaggio per recarsi a Pietroburgo, al fine di sollecitare il pagamento della pensione polacca di cui era titolare e che gli era stata sospesa, e dopo aver ottenuto l’assicurazione sulla corresponsione del vitalizio dallo zar Alessandro I tornò a Pisa e trascorse gli ultimi anni di vita dedicandosi agli studi di orticoltura e raccogliendo il materiale sulla base del quale dettò le “Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino Filippo Mazzei”, terminate nel 1813.
Fino alla fine dei suoi giorni provò una profonda nostalgia nei confronti della Virginia e dei suoi amici americani – non soltanto Thomas Jefferson, ma anche George Washington, John Adams, James Madison e James Monroe -, che speravano nel suo ritorno e con i quali non interruppe mai i rapporti epistolari, ma nonostante i ripetuti progetti di un nuovo viaggio verso gli Stati Uniti Mazzei non trovò più la forza di affrontare la traversata dell’Atlantico. Si spense infine a Pisa il 19 marzo 1816, assistito dalla moglie e dalla figlia, e venne sepolto nel cimitero cittadino di Pisa. Le sue “Memorie”, caratterizzate da una prosa estremamente vivace e brillante, furono pubblicate postume solamente negli anni Quaranta dell’Ottocento.
Nonostante sia poco conosciuto dal grande pubblico, specialmente nel nostro Paese, Filippo Mazzei è stato un personaggio di straordinario rilievo ed un grande esponente della cultura italiana. Riassumendo le sue vicende biografiche si può affermare che fu medico, commerciante, viaggiatore, avventuriero, imprenditore, politico, diplomatico, storico, filosofo, letterato, cosmopolita caratterizzato da vastissimi orizzonti intellettuali, figlio rappresentativo ed illustre del secolo dei Lumi. In breve prese parte alla Rivoluzione americana e alla stesura della Carta dei diritti, fu amico dei primi cinque presidenti degli Stati Uniti, si distinse come ambasciatore a Parigi per conto della Virginia prima e della monarchia polacca poi, fu primo consigliere alla corte di Varsavia, testimone privilegiato della Rivoluzione francese. In definitiva partecipò da protagonista ai più importanti accadimenti storici e culturali del suo tempo e ne conobbe gli uomini più rappresentativi.
La sua figura storica è riemersa solo alla fine del XX secolo grazie al moltiplicarsi degli studi accademici per il bicentenario della Rivoluzione americana, e la sua rivalutazione ha raggiunto il culmine nel 1980, in occasione del duecentocinquantesimo anniversario della nascita, quando con una speciale emissione filatelica congiunta le Poste italiane e statunitensi hanno onorato il cittadino del mondo che unì le due sponde dell’Oceano Atlantico.
Per farlo conoscere al grande pubblico e ai più giovani, la sua vita è diventata anche un fumetto, disegnanto dal Marcello Mangiantini e sceneggiato da Marco Di Grazia. L’idea l’ha avuta nel 2000 il comune di Poggio a Caiano e il volume è stato poi tradotto due anni più tardi, in inglese, a cura della Regione Toscana.
Per il 2016 sono previste numerosi eventi commemorativi promossi in gran parte dalla Philip Mazzei Foundation e dall’Associazione Filippo Mazzei, due importanti realtà che da svariati decenni promuovono la collaborazione tra Stati Uniti d’America e Toscana nel nome del grande intellettuale nato a Poggio a Caiano. (Barbara Prosperi)
Leggi anche:
Filippo Mazzei alla conquista dell’America