“Sant’Anna è diversa dagli altri paesi della Versilia. È isolata da tutto, si trova parecchio in alto su una collina, più o meno dietro le spalle di Pietrasanta. Non è un luogo di passaggio per raggiungere un’altra località. Ci si va per arrivare lì e basta. Oggi a Sant’Anna c’è anche un silenzio innaturale, che un tempo non c’era. Non è quiete, è un silenzio che entra dentro, tocca, strappa”.
Venerdì 5 agosto 2016 Elisabetta Salvatori donerà la sua voce ed il suo corpo, accompagnata dal violino di Maurizio Ceramelli, per rendere omaggio alle cinque persone, Nella Nepi (40 anni), Vincenzo del Conte (56 anni), Olinto Fontani (64 anni), Zelinda Vangi (44 anni) e Samuele Nepi (66 anni), che morirono nell’eccidio del 6 agosto 1944 perpetrato da parte dei tedeschi ad Artimino. Una sesta, anch’essa rastrellata per strada, si salvò, ma un’altra, ferita dai soldati tedeschi, morì dieci giorni dopo. A mantenerne viva la memoria oggi c’è una via intitolata ai cinque martiri e una lapide.
Lo spettacolo teatrale Scalpiccii sotto i platani racconta un altro eccidio. Ma l’efferatezza e la lucida assurdità di questi fatti è senza tempo e senza spazio. Ed è quello che conta e che ti arriva dritto allo stomaco. L’eccidio rievocato dallo spettacolo fu compiuto il 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema. Elisabetta Salvatori, originaria della Versilia, è attrice ed autrice del testo, che ha ricostruito attraverso una serie di interviste, affidandosi alla memoria dei pochi superstiti ancora in vita, che all’epoca quando la strage fu compiuta erano soltanto bambini. Attraverso questo lavoro di ricerca Elisabetta ha ascoltato le testimonianze, poi rielaborate attraverso un monologo in cui alterna il ruolo di narratore a quello dei personaggi, bambine, madri, vecchie. Attraverso le loro emozioni torna a galla un passato che non esiste più e che è stato spazzato via dalla guerra. Un passato fatto di storielle, stornelli, tradizioni popolari e sacre (la veglia serale, la processione per la festa di Sant’Anna) e personaggi – come il venditore Aspasio – che risuonano ancora nella memoria storica del paese.
Il racconto inizia il 26 luglio 1944, il giorno di Sant’Anna, la protettrice delle donne che aspettano un figlio. Elisabetta fa proprie le storie di paese, l’impegno annuale nei confronti della festa e la processione sotto gli archi di frasche e fiori, intrecciati dalle mani esperte delle donne. Poi arriva la notte del 10 agosto, l’ultima notte in cui Sant’Anna ebbe delle voci, l’ultima notte in cui i bambini giocarono nella piazzetta della chiesa sotto i platani, prima che sul paese calasse il silenzio che c’è anche adesso. Poi il giorno del 12 agosto 1944. Se il racconto era stato animato dalla speranza – Elisabetta si sofferma sullo sguardo sognante delle donne in gravidanza o sullo scalpiccio dei piedi dei bambini – da questo momento il tono diventa cupo e lugubre.
Nell’estate del 1944 Sant’Anna di Stazzema era stata dichiarata “zona bianca” da parte dei tedeschi, cioè zona adatta ad ospitare gli sfollati che erano fuggiti dalle vicine località della Toscana o da più lontano. Nel giro di breve tempo il paese si era moltiplicato: i Santannini non erano abituati a tutta quella gente, ma avevano finito per adeguarsi e per dividere il poco cibo che c’era a disposizione. La paura della guerra comunque non era percepita a Sant’Anna, le notizie arrivavano sbiadite e nessuno credeva quello che poi sarebbe successo. Alle otto della mattina del 12 agosto 1944 arrivarono quattro compagnie del secondo battaglione della 16° divisione Reichsführer ed un numero imprecisato di fascisti versiliesi, venuti a giustiziare la popolazione che non aveva obbedito ad un’ordinanza di sgombero delle abitazioni. Non ci fu nessuna pietà: furono uccise 560 persone tra donne, bambini e vecchi. Gli uomini, i pochi che non erano partiti come soldati al fronte, si erano nascosti e tornarono in paese quando Sant’Anna non esisteva più ed era avvolta da colonne di fumo nero.
Nel 2005 il Tribunale militare di La Spezia ha pronunciato la sentenza (confermata dalla Cassazione nel 2007) di condanna all’ergastolo per dieci imputati ufficiali e sottoufficiali del secondo battaglione. I loro nomi, per decenni, erano rimasti sepolti negli oramai famosi “armadi della vergogna”, prezzo pagato ad un’Europa che in un clima già di guerra fredda doveva essere amica della Germania e unita contro la Russia. Da parte sua Elisabetta ha restituito al paese la propria memoria radicandola anche attraverso i suoni del versiliese parlato settanta anni fa.
Lo spettacolo voluto dal Comune di Carmignano insieme all’ANPI, l’associazione nazionale dei partigiani, andrà in scena nella Piazza San Carlo di Artimino alle ore 21.30 ad ingresso gratuito. In caso di pioggia il monologo sarà rappresentato nel Salone di Bacco all’interno de ristorante “Le Cantine del Redi”. (Valentina Cirri)
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