C’era un pubblico estremamente attento, interessato e partecipe. E densi di curiosità sono stati gli interventi dei relatori. Qualche sera fa, il 16 maggio, a Carmignano si è parlato di Bill Viola – della mostra “Rinascimento elettronico” in corso a Palazzo Strozzi a Firenze – e del Portormo, la cui “Visitazione” carmignanese è ospite d’onore di quella retrospettiva.
A raccontare di Bill Viola e del legame che unisce la produzione dell’artista newyorkese a quella del pittore fiorentino, con uno specifico riferimento alla “Visitazione” è stato Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra. Daniele Rossi, restauratore del celebre dipinto, ha invece illustrato le varie fasi del complesso lavoro di pulitura condotto sulla pala cinquecentesca tra il novembre 2013 e il febbraio 2014, alla vigilia della grande rassegna che Palazzo Strozzi dedicò allora a Pontormo e Rosso Fiorentino.
Fin qui era tutto annunciato. Ma i due relatori non hanno risparmiato informazioni, anticipazioni, curiosità ed aneddoti, sia nei confronti del pubblico assiepato in chiesa sia davanti ai microfoni della Associazione Turistica Pro Loco, che ha seguito da vicino l’iniziativa.
Galansino, che non ha avuto paura di sbilanciarsi definendo la pala carmignanese come il pezzo capitale della mostra a proposito delle pitture antiche presenti nella rassegna per un inedito confronto con i lavori di Viola, ha riferito di come l’evento fiorentino stia riscuotendo un ottimo riscontro sia da parte del pubblico che della critica, e che nei giorni dell’inaugurazione della Biennale di Venezia si è parlato in termini lusinghieri sia dell’esposizione di Palazzo Strozzi che di Bill Viola, che proprio alla Biennale nel 1995 presentò insieme ad altre due videoinstallazioni “The Greeting”, l’opera ispirata alla “Visitazione” di San Michele Arcangelo.
Ha anche sottolineato l’importanza assunta dalla tavola pontormesca nel percorso professionale di Bill Viola, in quanto fu il primo dipinto da cui egli trasse l’ispirazione per imprimere alla sua produzione il nuovo corso che lo avrebbe accompagnato fino alla parte conclusiva della sua carriera. “Pontormo è stato il maestro d’elezione di Viola – ha affermato il direttore di Palazzo Strozzi –. Fu infatti grazie alla “Deposizione” ammirata in Santa Felicita che l’artista subì un vero e proprio trauma dovuto alla bellezza, all’intensità, alla grandezza dell’arte toscana e che da quello prese le mosse la svolta decisiva del suo cammino”. “Un’esposizione come questa – ha poi asserito lo storico dell’arte – non si poteva realizzare che a Firenze, perché oltre che un omaggio ad uno dei più grandi artisti contemporanei viventi è la dimostrazione di quanto la tradizione figurativa toscana in generale e fiorentina in particolare siano ancora oggi estremamente vitali ed attuali, in grado di offrire stimoli forti e profondi a chi è in grado di percepirne l’intima essenza”.
Daniele Rossi ha invece ricordato con emozione i mesi di lavoro trascorsi in compagnia del quadro di Carmignano, un’esperienza professionale che ha definito come “un dono prezioso e gratificante” e che lo ha aiutato a penetrare profondamente nella tecnica e in parte anche nella personalità del pittore manierista.Da quel rapporto intimo ed intenso è scaturita una conoscenza dell’opera e dell’artista che il restauratore vorrebbe divulgare attraverso un volume che secondo le sue intenzioni dovrebbe contenere la grande mole di materiale raccolto durante il periodo non soltanto della pulitura effettiva ma anche delle sofisticate indagini diagnostiche che la hanno preceduta, rivelando tanti dettagli sulla celebre pala d’altare. “Ma al momento attuale – ha commentato con rammarico – è estremamente difficile riuscire a reperire i fondi per dare alle stampe una pubblicazione di questo tipo”. Grazie all’analisi dei pigmenti utilizzati, i medesimi impiegati dal Pontormo nei dipinti della Cappella Capponi in Santa Felicita, su cui Rossi sta lavorando proprio in queste settimane, il restauratore ha corroborato la datazione della “Visitazione” agli anni 1528-29, cioè immediatamente a ridosso del ciclo fiorentino, che fu eseguito tra il 1525 e il 1528, a discapito della corrente di pensiero che propende per una collocazione cronologica più tarda, prossima al 1537-38 e dunque vicina a quella dell'”Alabardiere” di Los Angeles. Dal punto di vista strutturale la tavola, che è composta da cinque assi di pioppo dal taglio sapiente ed ottimamente assemblate, si è rivelata solidissima, e alludendo alle ipotesi di trasferta su cui si vocifera da tempo sul quadro carmignanese Daniele Rossi ha fugato ogni dubbio assicurando che “l’opera è in salute e perfettamente in grado di viaggiare anche per lunghi tragitti”. Facendo riferimento a Bill Viola ha poi raccontato quando al termine del 2013 l’americano fece il suo ingresso nel laboratorio di via de’ Pandolfini ed ebbe modo di osservare da pochi centimetri di distanza la pala della “Visitazione”, che accarezzò trepidante facendo scorrere le sue dita sulla superficie pittorica del capolavoro pontormesco. (Barbara Prosperi)
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