Torna dal 2 settembre la mostra su antifascisti e partigiani del territorio di Carmignano, che ripropone l’esposizione inaugurata lo scorso giugno nei locali del Circolo A. Naldi di Poggio alla Malva. In occasione del 73° anniversario della liberazione di Carmignano che risale al 3 settembre 1944 l’ANPI di Prato ed il Comitato 11 Giugno 1944 hanno organizzato questa seconda mostra che raccoglie il materiale documentario di diversi archivi e racconta le storie di molti personaggi, le cui vite andrebbero altrimenti disperse nel tempo. L’esposizione sarà visitabile nello spazio della sala consiliare di Carmignano, ad ingresso gratuito, fino al 17 settembre dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18, il sabato e la domenica solo dalle 9.30 alle 12.30. L’iniziativa è stata organizzata dal Comitato “11 giugno 1944” di Poggio alla Malva in collaborazione con Anpi, l’associazione nazione dei partigiani, e con il patrocinio del Comune.
Tra i diciassette antifascisti e quindi partigiani le cui vite sono raccontate nella mostra, rispetto a giugno sono stati recuperati nuovi documenti su Eusebio Nepi, il sindaco di Carmignano (e Poggio a Caiano) negli anni Venti, costretto a dimettersi dai fascisti, e Aldobrando Martini, che su incarico del Cnl guidò il comune mediceo subito dopo la Liberazione fino alle prime elezioni.
Il socialista che non piaceva ai fascisti
Eusebio Nepi nacque a Carmignano il 2 ottobre 1870, era figlio di Romualdo Nepi. Era carradore e professava una fede politica socialista, era stato infatti tra i fondatori della cooperativa socialista di Poggio a Caiano e si era battuto per l’assistenza sanitaria garantita a tutti.
Fu sindaco di Carmignano dopo le elezioni amministrative del 31 ottobre 1920. Durante il periodo di governo comunale affrontò i problemi lasciati irrisolti dalla prima guerra mondiale e le problematiche sociali presenti all’inizio del secolo: la giunta socialista guidata da Nepi cercò di portare nella vita del comune un modello politico ed economico sovietico e socialista prendendo provvedimenti per le classi popolari, per la lotta alla disoccupazione e per la perequazione fiscale.
Dopo pochi mesi dall’insediamento dell’amministrazione comunale furono uccisi i due carabinieri Pucci e Verdini. Era il 28 marzo 1921 e di questo omicidio furono accusati i socialisti. Gli squadristi avevano inaugurato una serie di atti di violenza e di distruzione di circoli e cooperative e si recarono anche a casa del sindaco Nepi, che nel frattempo si era già messo in salvo, per intimargli di dimettersi entro ventiquattro ore. Il Comune veniva occupato dai carabinieri e pochi giorni dopo, il 31 marzo, fu commissariato.
Dopo due anni e mezzo Nepi tornò a Poggio a Caiano, dove risiedeva la sua famiglia, e su sottoposto a vigilanza, ammonito ripetutamente e incarcerato. Nel 1925 mentre usciva dalla sua bottega fu aggredito e bastonato da parte di una squadra fascista. Questa violenza causò dei danni irreparabili alla sua salute, come la diminuzione della vista e del’udito e danni all’articolazione di un braccio. L’evento gli fece anche perdere numerosi clienti, che temevano fastidi da parte dei Fascisti.
Morì in miseria nel 1946. Ci rimane la testimonianza della figlia che, sola ed ammalata, senza alcuna pensione, nel 1967 chiese allo Stato italiano l’assegno di benemerenza come riconoscimento per i gravi sacrifici del padre nella sua attività di antifascista durata tutta la vita.
Dieci anni in carcere, poi l’onore di guidare Carmignano
Aldobrando Martini nasce a Seano il 13 maggio 1987 da Torello Martini e Giovanna Maria Stella Cinelli. Era il primogenito della famiglia, composta in totale da cinque fratelli. Professava una visione politica di stampo socialista, per questo fu sospettato insieme ad altri socialisti e comunisti di avere compiuto l’omicidio dei due carabinieri Pucci e Verdini il 28 marzo 1921 a Carmignano. Dopo l’evento c’era un clima di disordine creato dalle squadre fasciste per far dimettere l’allora giunta socialista ed impadronirsi del Comune.
Nei primi giorni del mese di aprile lasciò la casa paterna perché era ricercato e si nascose sul Montalbano e poi a Montemurlo, dove fu arrestato nel giugno dello stesso anno. Fu incarcerato a Prato e nel 1923 fu trasferito alle Murate di Firenze. Il processo si svolse a luglio del 1925 e Martini fu condannato a quindici anni di reclusione da scontare nel carcere di Imperia. Ne scrive Quinto Martini, il fratello nonché pittore e scultore, che nel libro “I giorni sono lunghi” del 1944, con il nome di “Libero”, racconta i fatti che si svolgono dall’uccisione dei carabinieri fino al processo.
Rimasto in carcere per dieci anni, Aldobrando continuò dopo l’uscita la sua attività da antifascista ed entrò nella formazione partigiana di Bogardo Biricchi prendendo parte a diverse azioni. A liberazione avvenuta toccò ad Aldobrando Martini, insieme a Rizzieri Buricchi e a Gualtiero Castagnoli, il compito e l’onore di guidare l’amministrazione comunale. Martin fu nominato sindaco nei primi giorni di settembre e rimase in carica fino alle elezioni del 6 ottobre 1946. Proseguì anche il suo impegno civile e politico: fu infatti il fondatore del circolo di Seano, che era stato distrutto dai fascisti nel 1921.
Morì in un incidente stradale il 14 settembre 1960. (Valentina Cirri)
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