Le indagini condotte nell’archivio storico del San Michele, finalizzate alla ricerca dei documenti utili per allestire la mostra “Gli anni di Gino Balena”, hanno permesso di riportare alla luce alcuni aspetti singolari della manifestazione che col passare del tempo sono caduti in disuso. Tra le tante particolarità è emersa la consuetudine di celebrare una messa cantata durante la funzione domenicale delle 11, per la quale veniva regolarmente ospitata la Corale Luigi Borgioli della cattedrale di Prato. Anche se nei decenni la connotazione religiosa della festa ha perso molto valore, non bisogna mai dimenticare infatti che essa è nata come omaggio nei confronti del santo patrono di Carmignano, che da secoli è stato scelto dagli abitanti del paese mediceo come loro protettore.
A latere della manifestazione si svolgevano poi alcune iniziative culturali come mostre di pittura e rassegne teatrali, tra le quali si ricordano le personali di Gastone Canessa e le collettive a cui per svariati anni parteciparono tra i tanti artisti del calibro di Ardengo Soffici, Arrigo Rigoli, Quinto Martini, Francesco Inverni, Enzo Faraoni, Alberto Moretti, Adolfo Pistelli, allestite nel chiostro della chiesa di San Michele, e il festival dedicato ad Augusto Novelli, grazie al quale nel 1969 vennero portate in scena sul palco del Cinema Italia due delle commedie più amate del celebre autore vernacolare, ovvero “L’acqua cheta” e “Le… sue prigioni”.
Nei giorni dedicati ai festeggiamenti veniva inoltre riservato spazio anche alla produzione enologica del territorio, con esposizioni e assaggi dei vini locali, negli ambienti del Consorzio Agrario di piazza Vittorio Emanuele II o nei giardini prospicienti piazza Ippolito Niccolini, a cui nel 1973 erano state abbinate nell’arco di due giornate ben cinque visite guidate con degustazioni alle fattorie di Artimino, Le Farnete, Il Poggiolo, Sghedoni e Capezzana, per effettuare le quali veniva messo a disposizione dei partecipanti un pullman in partenza dalla piazza del municipio.
In aggiunta agli eventi già elencati infine venivano svolte delle attività ludiche, i cosiddetti giochi popolari, che si tenevano perlopiù nel viale Parenti e prevedevano la gara della pastasciutta, la corsa con i ranocchi, la corsa con l’uovo, la corsa con la mela, la corsa con i sacchi e il tiro della fune, la cui descrizione e il cui regolamento evocano momenti di divertimento e di spensieratezza, in armonia con una festa che all’epoca non aveva raggiunto i vertici qualitativi di oggi, ma si accompagnava ad una ingenuità e una spontaneità che allo stato attuale sono in buona parte scomparsi (Barbara Prosperi)