Quello di maggio è il mese in cui la Chiesa commemora la Visitazione, l’episodio della storia sacra narrato nel Vangelo secondo Luca (Lc 1, 39-45), a cui il calendario liturgico dedica la data del 31 e di cui la propositura di San Michele a Carmignano conserva un bellissimo dipinto realizzato dal Pontormo, l’opera certamente più preziosa della chiesa e probabilmente dell’intero territorio, capolavoro della produzione artistica del Carucci e simbolo del Manierismo fiorentino, eseguito presumibilmente tra il 1528 e il 1529 per una destinazione diversa da quella attuale. Il 2020 registra il trecentesimo anniversario della prima menzione che attesta la presenza della tavola nella pieve di San Michele a Carmignano, scritta il 12 ottobre 1720, anno che corrisponde forse anche al trasferimento della pala all’interno dell’edificio ecclesiastico, dove quell’autunno si fermò ad ammirarla Colombino Bassi, vescovo di Pistoia in carica all’epoca, impegnato in una visita pastorale nelle chiese del comprensorio carmignanese.
Nonostante la sua notorietà, la “Visitazione” rimane un quadro estremamente enigmatico, sia per l’iconografia particolare su cui non è stata mai stata fatta completamente chiarezza, sia perché non si conoscono nel dettaglio le circostanze della committenza. Ci sono infatti diverse domande – chi esattamente affidò l’allogagione al Pontormo, in quale anno, per quale precisa evenienza – a cui sarebbe possibile dare una risposta inequivocabile soltanto se venisse trovato il contratto o un documento che parli in maniera esaustiva della realizzazione dell’opera. Ad alimentare la cortina di mistero che circonda la “Visitazione” ha sicuramente contribuito il fatto che Giorgio Vasari non l’abbia nominata ne “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti”, e che le prime citazioni che la riguardano risalgano a parecchi decenni più tardi, nello specifico al 1677, al 1720 e al 1833, a partire cioè da circa centocinquant’anni dopo la probabile esecuzione della pala. Dopo alcuni secoli di oblio, la critica ha iniziato ad interessarsi non soltanto della “Visitazione”, segnalata in un articolo firmato nel 1904 dallo storico dell’arte Carlo Gamba, ma più in generale del suo autore, indagato nella sua singolare personalità e nella sua profondità psicologica, anche grazie al contemporaneo ritrovamento e all’analisi del suo “Diario”.
A partire dagli anni Trenta del Novecento il dipinto è stato oggetto di numerosi interventi di restauro ed esposizioni, che l’hanno portato lontano da Carmignano per molti anni, suscitando in più di un’occasione apprensioni e timori tra i parrocchiani, come testimoniano le lettere inviate da questi nel 1947 e nel 1950 al Ministero della Pubblica Istruzione (di cui all’epoca facevano parte anche i Beni Culturali) che chiedevano a gran voce la restituzione dell’opera. Sebbene le generazioni più giovani dei carmignanesi ricordino soprattutto le assenze più recenti (dal 2013 al 2014, del 2017, e dal 2018 al 2019), la “Visitazione” è mancata dalla chiesa dal 1938 al 1950, e poi di nuovo dal 1954 al 1956, e ancora negli anni Settanta e negli Ottanta. Sono pochi ormai gli abitanti del paese che ne rammentano il ritorno trionfale avvenuto nel 1950, quando la tavola rientrò a Carmignano su un carro trainato dai buoi, accolta con giubilo dai fedeli che vedevano finalmente tornare la pala sull’altare che era rimasto spoglio per dodici anni. Fino al 2017 il viaggio più lungo a cui il quadro era stato sottoposto era stato da Carmignano a Firenze e viceversa, tuttavia tra il 2018 e il 2019 esso è stato protagonista di una lunga tournée che dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti l’ha portato prima al The Morgan Library e Museum di New York e poi al Jean Paul Getty Museum di Los Angeles, grazie ad una raffinata rassegna che gli ha dato una vasta risonanza a livello internazionale.
A chi vuole approfondire la storia di questo straordinario dipinto si consiglia la lettura di due articoli pubblicati nella sezione del portale intitolata “Scopri Carmignano”, ovvero “La “Visitazione” del Pontormo – Significato, committenza, cronologia, origine ed interpretazione” e “La “Visitazione” del Pontormo – Restauri ed esposizioni”, che ne ripercorrono le complesse vicende storiche e presentano le diverse ipotesi interpretative che riguardano alcuni dei suoi aspetti più nebulosi. (Barbara Prosperi)