Quando si parla del patrimonio inestimabile che la dinastia medicea ha tramandato ai posteri si cita sempre – giustamente e doverosamente – Anna Maria Luisa de’ Medici, conosciuta anche come l’Elettrice Palatina, l’ultima esponente della famiglia, che prima di cedere il granducato ai Lorena vincolò a Firenze e alla Toscana i beni culturali in esse contenuti, evitando la dispersione di ciò che i suoi antenati avevano pazientemente e dispendiosamente acquisito nel corso dei secoli, rendendo la città del giglio un vero e proprio scrigno di tesori. Tuttavia se oggi i musei e le biblioteche fiorentini custodiscono tante opere di straordinaria bellezza ed importanza lo si deve in larga parte al cardinale Leopoldo de’ Medici, uno dei più grandi collezionisti della casata, amante delle scienze, delle lettere e delle arti, animato da un’autentica sete di conoscenza, che fu anche un generoso mecenate e protettore di artisti, tra i quali spicca il carmignanese Romolo Panfi.
Leopoldo nacque a Firenze il 6 novembre del 1617 da Cosimo II de’ Medici e Maria Maddalena d’Austria, ultimo degli otto figli della coppia. Ad appena tre anni perse il padre, e insieme agli altri fratelli fu posto sotto la tutela della madre e della nonna paterna, Cristina di Lorena, che si presero cura della sua educazione. Le due donne nominarono suoi istitutori prima Jacopo Soldano e poi Famiano Michelini, entrambi allievi di Galileo Galilei, infine Evangelista Torricelli, tre dei più eminenti matematici del tempo. Dopo che Ferdinando ebbe raggiunto l’età necessaria a ricoprire la carica di granduca, nonostante la giovanissima età al pari degli altri fratelli Leopoldo lo affiancò nella conduzione dello stato, occupandosi prevalentemente di commercio, attività manifatturiere ed agricoltura. Inoltre nel 1638 ricostituì l’antica Accademia Neoplatonica, voluta quasi due secoli addietro da Cosimo il Vecchio; nel 1641 venne eletto membro dell’Accademia della Crusca, per la quale curò le voci relative alle arti per la terza edizione del Vocabolario; e nel 1657 fu tra i promotori dell’Accademia del Cimento, ispirata al metodo scientifico galileiano.
Appassionato di libri rari ed antichi, di dipinti, miniature, medaglie e sculture, in rapporto con artisti, agenti d’arte ed altri collezionisti del suo tempo, con i quali intrattenne un fitto carteggio che rende bene l’idea dei suoi vasti interessi culturali, all’età di cinquant’anni Leopoldo fu però costretto a vestire i panni religiosi, poiché dopo la scomparsa dell’anziano zio Carlo de’ Medici e del fratello Giovan Carlo, avvenute rispettivamente nel 1666 e nel 1667, la dinastia era rimasta priva di rappresentanti nel collegio cardinalizio. Il 12 dicembre del 1667 l’uomo ricevette dunque la berretta rossa da parte di papa Clemente IX, che gli conferì il titolo di cardinale di San Cosma e Damiano. Durante i suoi frequenti soggiorni a Roma non rinunciò comunque a coltivare le sue passioni, si interessò pur senza riuscirvi di riabilitare Galileo Galilei, e fra il 1669 e il 1670 prese parte al lungo conclave al termine del quale venne eletto papa Clemente X. Si spense all’improvviso a Firenze il 10 novembre del 1675, mentre attendeva ai suoi studi e alle sue attività di collezionista, lasciando in chi lo aveva conosciuto il ricordo di una persona coltissima, seria, buona. Il giorno seguente fu sepolto nel complesso di San Lorenzo.
Grazie alle sue personali acquisizioni le collezioni medicee si arricchirono enormemente, attraverso l’ingresso di strumenti scientifici (ad esempio il cannocchiale con cui nel 1609 Galilei aveva scoperto i monti lunari e i satelliti di Giove, conservato al Museo Galileo), opere d’arte (tra le tante i primi nuclei degli autoritratti degli artisti della Galleria degli Uffizi, esposti fino a qualche anno fa lungo le pareti del Corridoio Vasariano, e dei lavori di grafica presenti nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi) e libri (numerosi i volumi raccolti nel Fondo Magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze). Del cardinale Leopoldo eseguì un celebre ritratto Giovan Battista Gaulli, meglio noto come il Baciccia o il Baciccio, uno dei maggiori rappresentanti del Barocco romano, particolarmente attivo nel periodo in cui il prelato frequentava l’Urbe. Nel 2017, in occasione del quarto centenario della sua nascita, Palazzo Pitti ha ospitato una grande mostra dal titolo Leopoldo de’ Medici principe dei collezionisti, che nelle sale del Tesoro dei Granduchi ha parzialmente ricostituito le sue imponenti raccolte. (Barbara Prosperi)