“Prima di nascere. Racconti tra le due guerre” è la seconda opera letteraria di Nicola Civinini, artista eclettico originario di Seano e da anni trapiantato a Roma, dove lavora come attore.
Il libro edito da Scatole Parlanti, come il primo “Una vita senza volto” del 2019, è stato pubblicato lo scorso agosto e sarà presentato per la prima volta nella tenuta di Capezzana mercoledì 15 settembre alle 18.30 con un incontro ad ingresso gratuito con obbligo di green pass, moderato dal Professor Alberto Tonini dell’Università di Firenze e letture scelte di brani che saranno interpretati dagli attori Riccardo D’Alessandro, Andrea Lintozzi e dalle attrici Susanna Mollica e Samanta Tesi.
Nicola Civinini è nato negli anni Cinquanta e dopo la formazione artistica ha lavorato per venticinque anni come stilista di moda femminile in giro per il mondo, in particolare in Giappone, in Austria, in Germania ed in Italia con una linea di prêt-à-porter. Negli anni Novanta si è trasferito in Brasile dove ha portato la sua professionalità artistica al servizio di un’associazione di volontariato, dando vita ad un progetto durato quasi cinque anni in cui ha usato la moda come strumento pedagogico per educare bambini di strada.
A seguito di quell’esperienza definita come la più importante della sua vita, si è dedicato alla ristrutturazione di palazzi antichi sia in Francia sia in Italia, finché non è approdato in teatro ed alla scrittura creativa. E’ stato proprio all’interno di quest’ultimo laboratorio che ha preso forma il suo ultimo lavoro letterario, che gli abbiamo chiesto di raccontarci.
Da dove nasce l’idea di scrivere questo libro?
Circa sette anni fa ho iniziato un laboratorio di scrittura creativa a Roma con Cinzia Tani, che considero la mia maestra. Mi sono accorto che nel tempo avevo collezionato alcuni racconti, a cui ne sono seguiti altri, maturati proprio nel corso di questa esperienza. Li ho raccolti tutti e venti, insieme ad una premessa e ad un epilogo, all’interno del libro.
Da dove deriva l’ispirazione di scrivere venti storie diverse?
Ho iniziato a scrivere questo libro fin dalla mia infanzia. Mi spiego meglio: sicuramente ho ereditato questa passione dalla mia mamma, che ha passato la sua vita scrivendo. Inoltre, ero un bambino molto curioso, trascorrevo il mio tempo facendo domande ai miei nonni Ulderigo e Leonilda ed alla mia prozia Margherita, conosciuta da tutti come “la signora Rita” e maestra di tre generazioni di alunni alla scuola elementare di Seano. Annotavo su un quaderno i fatti che mi venivano raccontati, i vizi e le virtù di ogni persona della famiglia e non solo. Inoltre, a casa mia non si buttava mai via nulla, ho trovato cassetti pieni di lettere che mi sono servite come testimonianze tangibili del periodo tra le due guerre mondiali.
Quindi si tratta di una raccolta di memorie storiche e famigliari?
La base narrativa dei racconti poggia sui ricordi di fatti, che non ho direttamente vissuto, perché sono tutti precedenti alla mia nascita. Queste memorie anteriori mi sono state trasmesse e nel corso degli anni si sono sedimentate, facendo sì che i fatti riaffiorassero alla mia mente in maniera spontanea e forse non del tutto cosciente. Tutte queste cose mi sono diventate famigliari come se avessero sempre fatto parte della mia esistenza. Ecco anche il motivo del titolo.
In quale periodo sono ambientate queste memorie?
Il periodo copre cinquanta anni. Il primo racconto inizia con una lettera datata 7 agosto 1900 mentre l’ultimo racconto si svolge, per puro espediente narrativo, a Roma nel giorno in cui sono nato, il 18 aprile 1950.
Chi sono i personaggi che troviamo in queste storie?
I personaggi sono in parte inventati ed in parte biografici, principalmente persone della mia famiglia, di cui ho mantenuto i nomi originali. Ciò che è interessante in questo libro, a parer mio, è che delle storie private, più o meno aderenti alla realtà o romanzate, si intrecciano ad eventi storici, su cui mi sono documentato, come ad esempio i bombardamenti durante le guerre, la distruzione dei ponti di Firenze o il maremoto di Messina.
In tutte queste storie troviamo riferimenti anche a Carmignano?
Sì, ci sono riferimenti al paese di Seano, che non viene mai nominato ma è riconoscibile. In alcuni passaggi si parla dei partigiani, che al termine della seconda guerra mondiale scendono dal Montalbano verso Seano oppure di altri luoghi specifici come il cimitero oppure il cinema-teatro.
Sulla copertina troviamo una fotografia d’epoca, chi sono i due giovani raffigurati?
I miei genitori Laura e Leonardo, a cui è dedicato il libro. Mia mamma, che era un’eterna romantica, definiva la fotografia come “due sentieri che si incontrano e tra loro il cane, simbolo di fedeltà”. (Valentina Cirri)