Quella del 2022 è un’edizione particolarmente significativa per la Festa di San Michele, la manifestazione più importante, amata ed attesa di Carmignano, seguita con piacere e partecipazione sia dalla popolazione locale che dal pubblico esterno al comune mediceo, che quest’anno affronta la delicata prova della ripartenza, dopo un biennio di pausa forzata imposta dalla pandemia da coronavirus, e taglia inoltre il traguardo dei novant’anni dalla fondazione, avvenuta nel 1932.
Benché infatti i festeggiamenti siano nati in tempi remoti come celebrazione di carattere eminentemente religioso in onore del santo patrono del paese, iniziando presumibilmente nel XIII secolo, la manifestazione così come la conosciamo oggi si è sviluppata negli anni Trenta del Novecento, su richiesta dell’Opera del dopolavoro di Carmignano, che aveva proposto di organizzare un’edizione locale della tradizionale Festa dell’uva, un tipo di evento che all’epoca trovava largo spazio in tutta Italia, e che veniva messa in atto l’ultima domenica di settembre, al tempo della vendemmia.
Considerato il periodo preso in esame, alcuni compaesani suggerirono l’idea di ridare invece vita all’antica festa patronale, che probabilmente aveva conosciuto il periodo di massimo splendore nel XVI secolo, come sembrano attestare alcuni documenti rinvenuti nell’archivio comunale, e così il 29 settembre di quell’anno nel centro dell’abitato si svolse una parata di rificolone, che dodici mesi più tardi si trasformò in una vera e propria sfilata in costume, con temi attinenti alla storia e alle tradizioni del territorio, in maniera simile a quanto avviene ancora oggi. Nel 1934 si ebbe poi l’istituzione dei quattro rioni nei quali sono suddivisi il paese ed alcune delle zone più prossime al capoluogo, ovvero il Bianco o della Torre, il Celeste o dell’Arcangelo, il Giallo o del Leone, il Verde o dell’Arte, e l’ingresso del palio dei ciuchi.
Nonostante svariate interruzioni (la più lunga si verificò a causa del secondo conflitto mondiale e si protrasse per tanto tempo, dal 1939 al 1956), la manifestazione è giunta con questa formula fino ai nostri giorni, con le opportune innovazioni portate naturalmente dal passare del tempo, e con i quattro rioni che ogni anno nell’arco di tre giorni si danno battaglia per prevalere nelle due competizioni. Dal 1980 al 2019 la festa non aveva più conosciuto battute d’arresto, tuttavia nel 2020, l’anno in cui si dovevano celebrare i quattro decenni di continuità della manifestazione, il Covid ha imposto la sospensione tanto della sfilata (diventata negli anni un autentico saggio di teatro in strada, grazie alla sapiente combinazione di carri, figuranti in costume, balletti e musiche) quanto del palio dei ciuchi (che viene corso nel pieno rispetto degli animali coinvolti nella gara, com’è giusto che sia).
Dopo un breve rinvio dovuto alla pioggia l’1, il 2 e il 3 ottobre si riprende dunque il via, in un momento storico segnato da non poche difficoltà, perché se la pandemia può forse dirsi sotto controllo si deve tuttavia fare i conti con una crisi economica che impone rinunce, restrizioni e sacrifici, ma che in fondo non è riuscita a piegare la voglia di stare insieme, divertirsi e competere dei carmignanesi, pronti ancora una volta a scendere in piazza nel nome di San Michele Arcangelo. (Barbara Prosperi)
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