È stato consegnato nelle mani di don Elia Matija, parroco di Carmignano, un dipinto ovale che ritrae la figura a mezzo busto di Sant’Orsola, parte di una più vasta composizione trafugata dal complesso architettonico dei Santi Michele e Francesco nel 1979. L’opera, una pala d’altare seicentesca, raffigurava la “Crocifissione di Cristo con Santa Lucia e Sant’Orsola” ed era sparita nella notte fra il 25 e il 26 aprile di quarantaquattro anni fa, insieme ad altri tre quadri e oggetti liturgici. Il furto venne prontamente denunciato dal parroco dell’epoca, don Aldo Magnarelli, che oltre a quella della “Crocifissione” comunicò alle autorità competenti la sottrazione del “Martirio di Santa Apollonia” (XVII secolo), dell'”Immacolata Concezione con San Giorgio e San Giovanni Battista” (XVIII secolo) e della “Madonna del Buonconsiglio” (collocabile tra la seconda metà del Settecento e la prima parte dell’Ottocento).
La tela, catalogata a suo tempo dalla Soprintendenza fiorentina, era stata smembrata e successivamente immessa nel circuito del mercato dell’arte, secondo una prassi ormai condolidata e ben nota agli esperti del settore. Il frammento, che si trovava presso una casa d’aste del nord Italia, è stato oggetto di una segnalazione all’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Prato, che ha reso possibile l’inizio delle indagini. Queste, coordinate dalla Procura della Repubblica presso i Tribunali di Genova e Firenze, attraverso l’interrogazione della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, il più importante e ampio database di opere d’arte rubate esistente al mondo, gestito dal Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, hanno permesso l’identificazione del manufatto, recuperato e restituito al legittimo proprietario dal capitano Claudio Mauti, alla guida del Comando Tpc del capoluogo toscano.
L’operazione è non soltanto un esempio tanto bello quanto concreto della sinergia in atto tra il Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e gli Uffici Beni Culturali delle varie diocesi, ma anche la dimostrazione lampante di quanto siano importanti la catalogazione delle opere d’arte e le informazioni fornite al momento della denuncia, elementi fondamentali per consentire l’identificazione e il recupero, anche a distanza di decenni, di beni culturali di cui vengono perse le tracce con il passare del tempo. Lo scempio accertato sul dipinto originale rende tangibile la possibilità che altre porzioni della tela siano state introdotte nel mercato dell’arte, forse ancora disponibili o forse già in possesso di qualche collezionista privato.
“Non posso che manifestare la mia soddisfazione per il felice esito delle indagini ed esprimere i più sentiti ringraziamenti al Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale – sono le parole di don Elia Matija -, al cui lavoro si deve la riconsegna dell’opera alla comunità parrocchiale di Carmignano”. (Barbara Prosperi)