È andato in scena all’associazione Pandora di Seano nel fine settimana dal 28 al 30 aprile “Foto di famiglia in un giardino toscano”, opera teatrale diretta da Alessandro Di Marco e scritta ed interpretata da Nicola Civinini, artista seanese a tutto tondo, designer di moda e di interni che ha portato la sua arte in giro per il mondo, per poi stabilirsi a Roma dove si è specializzato in recitazione e in scrittura creativa.
L’ultima tappa del tour teatrale di “Foto di famiglia” è terminata dove tutto è cominciato, nella frazione del comune dove Civinini stesso è nato e cresciuto e dove anche il testo affonda le proprie radici, nella terra del giardino della casa di famiglia vicino al torrente Furba.
“La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. Inizia con questa frase lo spettacolo e con la parola “terra”, materia e terra madre al tempo stesso. L’opera è un viaggio a ritroso, quasi archeologico, alla riscoperta della storia della famiglia paterna, a recuperarne i personaggi che rivivono magicamente in scena. Con un tuffo indietro di più di cento anni, torniamo quindi al primo ventennio del Novecento, a riassaporare la bellezza dei tempi antichi, le musiche, l’abbigliamento d’epoca e un’atmosfera che da spettatori abbiamo conosciuto soltanto sui libri di storia.
“In casa nostra si conservava tutto”, lo ribadisce più volte Civinini, quando dismessi per un momento gli abiti di scena, scende dal palcoscenico e ci mostra un oggetto – il ricettario di Pellegrino Artusi, la macchina fotografica, un ventaglio, il violino – appartenuto realmente al suo personaggio. Con questo spettacolo entriamo in punta di piedi nella casa di Seano con Civinini che ci presenta, a turno, ognuno dei suoi familiari e si mette in posa per la fotografia di gruppo che mano a mano si ricompone sul telo di fondo.
Ogni personaggio racconta qualcosa di se stesso, come se facesse una confidenza o parlasse fra sé e sé: conosciamo quindi il bisnonno Nazareno, uomo pragmatico dal cuore tenero, legato alla terra, capostipite della famiglia e padre di quattro figli generati insieme alla moglie Severina, incinta alla dodicesima gravidanza e vestita completamente di nero, come a presagire il destino nefasto che l’avrebbe portata via insieme al figlio che portava nel grembo.
A prendere la parola per terza è la figlia maggiore Palmierina detta anche Mina, donna umile e sempre in secondo piano, si incarica del compito di prendersi cura dei fratelli più piccoli come una madre, legandosi in modo particolare al fratello Azelio. Azelio, quarto ad essere interpretato, è un giovane fuori dagli schemi, artista nel cuore e appassionato di cavalli, fonda a Seano la Filodrammatica e stringe un’intensa amicizia con un altro artista, Tommaso, che viaggia all’estero e si stabilisce a Parigi. La morte di Azelio, prossima a quella del padre Nazareno, segna un grave lutto in famiglia.
I personaggi che si presentano in seguito sono i nonni di Civinini, Ulderigo e Leonilda. La loro storia d’amore nasce agli albori del primo conflitto mondiale e resiste alla distanza. I due si sposano subito al termine della guerra e regalano alla famiglia l’erede Leonardo. Chiudono il cerchio la prozia Margherita, detta signorina Rita, maestra elementare di tre generazioni di studenti e tormentata dal suo amore impossibile che nasconde nelle note del suo pianoforte e Leonardo, bambino di undici anni, prossimo ad entrare in collegio al Cicognini e futuro maestro elementare e sindaco di Carmignano.
I personaggi dialogano idealmente tra loro e nei loro racconti ripercorrono luoghi esatti della cartografia del territorio, come Capezzana, Bacchereto e il “monte” per indicare il Montalbano. Sulla scena Civinini indossa i panni dei suoi familiari, di cui ha realizzato in parte anche i costumi, creando parentesi divertenti e riflessive che lasciano spazio anche a momenti di commozione, come nel finale delicato e toccante dove l’attore rivolge il suo più sentito ringraziamento al padre Leonardo, uomo autorevole che gli ha trasmesso il più grande insegnamento della vita, ovvero l’onestà. Noi ridiamo e piangiamo con lui, ci riconosciamo in questa storia o in alcuni personaggi, apprezzando i valori di un tempo passato – il lavoro, la terra, la ricchezza della famiglia – che vengono riportati all’attenzione con nostalgia, perché un tempo erano sicuramente più saldi rispetto ad oggi. Valori che però hanno lasciato una traccia nella memoria collettiva a cui appartiene anche questa storia corale, che nonostante lo scorrere incessante del tempo, palesa ancora la sua urgenza di essere raccontata. (Valentina Cirri)
Foto di famiglia
in un giardino toscano
di e con Nicola Civinini
regia Alessandro Di Marco
assistente alla regia Armando Quaranta
foto di scena Associazione Pandora Seano