San Michele, il teatro scende in piazza
Una sfida tra rioni, un grande spettacolo
I colori bianco, celeste, giallo e verde dei rioni, i quattro giri di due piazze ed una via (a rotta di collo) su altrettanti ronzini cavalcati a pelo – diventati due, con staffetta, dal 2011 – ma soprattutto la meraviglia che i carri e la maestria di registi, coreografi e scenografi (che nella vita fanno tutt’altro) suscitano ogni anno nelle migliaia di spettatori che si assiepano attorno alla centralissima piazza Vittorio Emanuele II. E che si chiedono: “Come può tutto ciò avvenire in una paese così piccolo ?”
Settembre a Carmignano vuol dire palio dei ciuchi e festa di San Michele, che è poi una grande festa di autentico e puro teatro in strada. Due ore di spettacolo filato. Teatro di attori solo tre giorni l’anno, ma perfetto e dal grande impatto scenico. Teatro che non è solo rievocazione e non stinge nella nostalgia, costretto da un regolamento a parlare di Carmignano ma che punge, si sofferma talvolta sulle contraddizioni del mondo in cui viviamo e guarda anche il presente, affrontando anche temi tosti.
La spumeggiante manifestazione, capace ancora oggi di incendiare gli animi di un paese intero, fu ideata tra il 1931 e il 1932. La presenza del capitano del popolo, i costumi dei valletti e la stessa prosa rimanda al Medioevo. Ma quella del periodo del Fascio fu sicuramente un’invenzione, anche se il culto di San Michele, arcangelo dalla spada roteante debellatore di demoni, esisteva a Carmignano da secoli e risale alle popolazioni longobarde stabilitesi in tempi antichi nel Castello. Anche allora in molti giungevano a Carmignano dal contado circostante: ma diversi erano i giochi e diversa la festa, nata come gesto di rivalsa nei confronti dei dominatori pistoiesi . In quella ripresa degli anni Trenta le autorità dell’epoca, nell’intento di indirizzare verso usi comuni i diversi paesi del territorio, tentarono anche di coinvolgere le altre frazioni.
Nella sfilata di carri allegorici, assai meno elaborata di adesso, Carmignano gareggiava quindi unita, anziché divisa in quattro rioni. Ma l’esperimento, più imposto che sentito, ebbe seguito solo per un paio di edizioni. Peraltro Poggio a Caiano, allora parte di Carmignano, disertò sempre la festa; e solo Comeana e Seano vi parteciparono.
Le contrade che ancora oggi sopravvivono furono istituite nel 1934. Tra i colori fu accuratamente evitato il rosso, mentre fu concesso ai verdi di inserire nel loro stemma un’incudine e martello. La festa si svolgeva comunque nel solo giorno consacrato al santo, il 29 settembre, così come in un solo giorno (fino a tutti gli anni Cinquanta) e peraltro di pomeriggio si teneva il Palio. Anche il percorso era diverso. Si disputava difatti lungo la strada che da Torcicoda sale fino al palazzo comunale, dove era l’arrivo ed il cerchio da forare.Ma i ciuchi, riottosi e non certo addestrati come oggi quasi al pari di cavalli, erano gli stessi usati dai contadini nel lavoro nei campi. Scalciavano, si impuntavano e capitava non di rado che avvezzi oramai al tran tran quotidiano imboccassero la via che scendeva al mulino del paese, andando a sbattere contro la folla che era assiepata ai margini della strada. O magari svoltavano per i”Renacci”, in mezzo alle risate di tutti.
Visita il sito ufficiale della festa, www.festadisanmichele.it
Il San Michele che fu nei ricordi dei rionali, con un po’ di amarcord:
Gino Balena, l’uomo che cambiò il San Michele
I colori dei rioni, scelti non a caso
In groppa a quattro ciuchi
Gino di Fico e altre storie del rione celeste
L’albo d’oro del San Michele in ottanta anni di festa
Un video di un minuto e mezzo, per capire la magia della festa