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Quando in Arno giravano i mulini
di Lorenzo Petracchi*
E’ notizia del 2015 che con molta probabilità a Camaioni nascerà una centrale idroelettrica che, sfruttando l’acqua dell’Arno, porterà energia nel territorio. La Hydro Green Energy di Brescia realizzerà l’impianto. I problemi da affrontare non sono pochi, per questo si procede con i piedi di piombo sia da parte pubblica che privata.
A proposito di energia elettrica ricavata dalle acque di un fiume, sappiamo che l’Arno, già nel XII secolo, forniva energia a due mulini collocati nei pressi di Camaioni, proprio dove è previsto l’attuale impianto. Nel medio evo la zona intorno a Brucianesi e Camaioni era brulicante di traffici commerciali lungo l’Arno. Nel XII secolo parte del porto fluviale di Camaioni era proprietà dei monaci dell’Abbazia di S. Martino in Campo, insieme a due mulini mossi da gore che pescavano in Arno. La notizia è tratta dal libro di don Emiliano Lucchesi (1), abate di S. Trinita di Firenze. Cito a questo proposito l’autore:
“Si ha ricordo di questa Abbazia posta nella valle dell’Ombrone pistoiese, sulle pendici orientali del Monte Albano, nel Vicariato di Carmignano, fino dal secolo XII, e si dice che aveva annesso alla Chiesa un Claustro, ove abitavano i Monaci Vallombrosani; e ciò da diversi documenti. Il primo, del 1148, tratta di una cessione fatta a Guido, Abate di questo Monastero per la sua Abbazia di una sesta parte del porto, pescaia, alveo e gora di un mulino posto sul fiume Arno in luogo detto “Camaione. Un secondo, del I° gennaio 1166, rogato nel parlatorio di detta Abbazia, mostra che Gerardino fu Bonuccio, previa l’annuenza [ consenso] del figlio Scotto e di donna Bisodia, sua moglie, vendeva alla Chiesa e Badia di S. Martino in luogo detto “Campo” a Guido Abate, una sesta parte del porto, pescaia e acquedotto del mulino di Camaione per il prezzo di di soldi 60 di moneta lucchese”.
Ma la zona di Camaioni era importante anche per un’altro motivo. La piccola chiesa di S. Stefano in Brucianesi – posta nelle vicinanze di Camaioni, ma sull’altra riva del fiume – era situata presso un guado che collegava la via Francigena alla dorsale del Monte Albano. I pellegrini provenienti o diretti a Santiago di Compostella in Spagna deviavano dal loro cammino verso la cattedrale di Pistoia dove era venerata una reliquia di S. Iacopo che Compostella aveva donato a Pistoia. Dal guado presso Camaioni partiva poi un’importante via di comunicazione etrusco-romana, una carreggiabile che percorreva il crinale del Montalbano toccando la chiesa plebana di Artimino, l’abbazia di s. Martino in Campo, il convento di S. Giusto, il Masso del diavolo o Pietramarina, la torre-ospizio di S. Alluccio, fino al monastero di S. Baronto dove si biforcava per Fucecchio riallacciandosi alla via Francigena e per Pistoia.
Il guado è sopravvissuto fino agli anni ’50 del secolo scorso. Quando, per cause belliche, furono fatti saltare i ponti sull’Arno, vi si traghettavano barrocci trainati da cavalli, ma dopo la ricostruzione solo i pedoni passavano l’Arno con la cosiddetta “Nave di Camaioni”. L’antica chiatta era ormai sostituita da una barchetta che il barcaiolo faceva muovere facendo forza su un canapo steso fra riva e riva e trasportava solo viandanti e ciclisti.
E’ un fatto che fa riflettere che si torni, oggi, in vista della possibile creazione di una centrale elettrica a Camaioni, ad adoperare le stesse fonti di energia che l’uomo adoperava 900 anni fa!
Note:
1. Don E. Lucchesi, Monaci benedettini e vallombrosani nella Diocesi di Prato, LEF, Firenze 1941, XIX E.F.
*L’autore ha scritto due libri su Carmignano:
Un arcobaleno tra due secoli
Spettri e paure. Leggende e visioni delle colline medicee