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Ricordi di un centenario carmignanese
Cento anni e praticamente non sentirli. Nel 2013 sono stati più di uno i centenari di Carmignano e dopo Luigina Poggi, festeggiata qualche settimana prima, il centenario stavolta è Giuseppe Petracchi, che il 17 marzo del 2013 ha spento cento candeline e il lunedì mattina è stato accolto in palazzo comunale dal sindaco che gli ha consegnato una targa ricordo. Sembra ancora un ragazzino. E non dimostra certo i suoi cento anni, vissuti con due grandi passioni: la vita nei campi e il ballo.
«Mi ricordo ancora quando la signora Cremoncini, che era la proprietaria dei terreni di Castello che la mia famiglia coltivava, mi insegnò il fox trot: lo ballavano in America e in pochi da noi lo conoscevano. Mi fece partecipare anche a qualche gara a Firenze». Dopo quasi un secolo, Giuseppe, due occhi che straripano curiosità e un bastone in mano, ancora se ne ricorda. Come non si è mai dimenticato di quello strano signore svizzero, l’antropologo Paul Scheuermier, che per un mese nel 1929 si stabiliì a casa loro per studiare la mezzadria e la cultura contadina in Toscana. Scegliendo i Petracchi non per un caso, visto che sono tra le famiglie di mezzadri più antiche in Toscana.
Giuseppe ha praticamente passato quasi tutta la sua vita in quei campi. Nato nella “casa del Becio” il 17 marzo 1913, appena sopra Carmignano, fino al 5 giugno 2016, quando se è scomparso, ha vissuto a non più di cento metri di distanza, a Marcignano. Con la moglie Ida, sposata settant’anni fa e da cui ha avuto una figlia. «Contadino, ballerino e gran camminatore, oggi magari un po’ meno. L’agricoltura è sempre stata per il nonno una passione prima che un lavoro» ricordava allora l’assessore Fabrizio Buricchi. Negli anni Cinquanta lasciò i campi per andare a fare l’operaio in una filatura a Prato. Continuava però a curare il proprio podere nel tempo libero. E quando a 65 anni andò in pensione tornò ad essere la sua prima occupazione. (w.f.)