L’arte dell’intreccio

La tradizione della cesteria, che era pressoché scomparsa dal nostro territorio e che è stata recentemente recuperata da Siro Petracchi, titolare dell’omonima azienda agricola situata nella frazione carmignanese di Montalbiolo, è senza dubbio una delle più antiche del mondo, molto probabilmente una delle prime forme di artigianato sviluppatasi in tempi remotissimi per rispondere alla necessità di contenere, trasportare e conservare viveri ed oggetti di vario tipo. L’uomo ha infatti iniziato in un’epoca tanto imprecisata quanto lontana ad intrecciare materiali vegetali per realizzare i manufatti più disparati, che in principio dovevano essere dei prodotti piuttosto rudimentali e che con il passare del tempo hanno poi assunto caratteristiche sempre più complesse e sofisticate.

Tramandata oralmente attraverso i secoli, l’arte dell’intreccio si era conservata soprattutto all’interno delle famiglie contadine, dove era sempre presente almeno una persona in grado di creare panieri, cesti, bruscole, corbelli, cannicci, graticci, gabbie per animali e via elencando, insomma un’ampia gamma di strumenti in grado di rispondere alle diverse esigenze legate al lavoro nei campi e alle attività domestiche. Tante le piante utilizzate nella cesteria – di cui in virtù delle specifiche peculiarità e a seconda dei singoli casi possono essere adoperati il gambo, i rami, la corteccia o le foglie – dal salice alla vitalba, dall’olivo all’olmo, dalla canna alla sanguinella e non solo, le quali si differenziano in base all’area geografica in cui proliferano e alle finalità che devono soddisfare.

Quello dell’intreccio vegetale è un universo vasto ed articolato che suscita una crescente curiosità e intorno al quale si è recentemente sviluppato un forte interesse, due fattori che hanno portato alla nascita di corsi dedicati e pagine web che hanno raccolto e continuano a raccogliere un numero notevole di consensi ed adesioni. Tra le realtà più significative si segnala il gruppo Facebook “L’arte dell’intreccio”, costituito da oltre novemila iscritti, dove i membri più attivi pubblicano periodicamente le foto delle loro opere, alimentando lo scambio reciproco di informazioni e contribuendo a diffondere la conoscenza dei lavori di cesteria tipici delle proprie zone di origine. Da quel gruppo è poi derivato il progetto denominato “Wikicesteria”, una sorta di enciclopedia virtuale dedicata a tutto quello che riguarda l’affascinante mondo dell’intreccio.

(Barbara Prosperi – Le foto sono state gentilmente concesse da Siro Petracchi)

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