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Il genio affidato alle cure della nonna
di Barbara Prosperi
Leonardo da Vinci è universalmente conosciuto per il talento pittorico ed il genio scientifico, tuttavia forse non molti sanno che nelle sue vene scorreva un quarto di sangue carmignanese, poiché la nonna che lo allevò era originaria della frazione di Bacchereto. E a Bacchereto passò anche parte dell’infanzia.
Figlio dell’amore
Secondo la tradizione Leonardo nacque ad Anchiano presso Vinci il 15 aprile del 1452 dal notaio ser Piero e da una non meglio precisata Caterina, probabilmente una bella ragazza del contado di cui il giovane si era innamorato. Caterina non doveva discendere da una famiglia altolocata, perlomeno non abbastanza per un notaio dalla promettente carriera come ser Piero, tant’è vero che i due non si sposarono né prima né dopo la nascita del figlio.
Illegittimo ma celebrato
L’arrivo del bambino però fu ben accolto e degnamente festeggiato, con un battesimo cui presero parte cinque padrini e cinque madrine. “Nachue un mio nipote, figliuolo di ser Piero mio figliuolo, a dì 15 d’aprile, in sabato a ore 3 di notte”, annota il nonno Antonio in un documento conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, e prosegue: “Ebbe nome Lionardo. Batezollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci, Papino di Nanni Banti, Meo di Tonino, Piero di Malvolto, Nanni di Venzo, Arrigo di Giovanni tedesco, monna Lisa di Domenico di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figliola di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone”. La cerimonia ebbe luogo in Vinci nella chiesa di Santa Croce la domenica in Albis del 1452.
Le strade separate dei genitori
Ser Piero in quello stesso anno si unì in matrimonio con la giovanissima Albiera di Giovanni Amadori, una fanciulla appartenente alla buona borghesia fiorentina, e presumibilmente di lì a poco si trasferì nel capoluogo toscano, dove poteva dedicarsi all’attività notarile con maggior profitto che non rimanendo nel piccolo borgo di Vinci.
Caterina invece si sposò nel 1454 con Antonio di Piero di Andrea di Giovanni Buti, detto l'”Accattabriga”, un fornaciaio che pare fosse in rapporto con la famiglia di ser Piero. Con ogni probabilità le nozze furono combinate da quest’ultimo, che dopo aver sacrificato l’innamorata sull’altare della carriera si preoccupò quantomeno di trovarle una sistemazione dignitosa. Nonostante un soprannome che sembra indicare un carattere turbolento, Antonio poteva essere considerato un partito tutt’altro che disprezzabile: aveva un lavoro sicuro e la sua famiglia possedeva inoltre a Campo Zeppi, a circa due chilometri dall’abitato di Vinci, una fattoria ed alcuni appezzamenti di terreno che le assicuravano un reddito più che decoroso.
Nei due anni che intercorsero tra la nascita di Leonardo e il matrimonio di Caterina è ragionevole ipotizzare che il piccolo abitasse con la madre, eventualità che pare suffragata anche dal fatto che all’epoca l’allattamento dei neonati durava mediamente fino ai diciotto mesi d’età, dopodiché è probabile che dopo lo svezzamento Leonardo venisse accolto nella casa paterna e Caterina rimanesse così libera di sposarsi.
Affidato alle cure della nonna
Pur essendo illegittimo, il bambino fu prontamente riconosciuto dal padre, ma se ser Piero e la moglie Albiera trascorrevano la maggior parte dell’anno a Firenze, si può presumere che Leonardo venisse accudito ed educato prevalentemente dal già citato nonno Antonio e soprattutto dalla moglie di lui, Lucia di ser Piero di Zoso da Bacchereto.
Con monna Lucia da Vinci a Bacchereto
Anche il padre di monna Lucia esercitava la professione di notaio nella città del giglio, e tra le varie proprietà aveva una fornace in località Toia di Bacchereto, dove sembra plausibile che il giovanissimo Leonardo si sia più volte recato in compagnia della nonna ed abbia iniziato a cimentarsi nella lavorazione della ceramica e della terracotta, ipotesi questa che pare confermata anche da Giorgio Vasari, che nelle “Vite” afferma che l’artista ancor prima di entrare nella bottega di Andrea del Verrocchio “non lasciò mai il disegnare et il fare di rilievo”.
Di casa sul Montalbano
La familiarità dell’artista col Montalbano è comunque un dato di fatto puntualmente testimoniato da alcune pagine autografe in cui sono raffigurati o elencati i principali centri abitati del territorio, ed anche dagli studi sul corso dell’Arno, che Leonardo sognava di deviare in un canale navigabile attraverso le città di Prato, Pistoia e Serravalle, attingendo anche alle acque del Bisenzio e dell’Ombrone. La località di Bacchereto nello specifico è nominata nel Codice II di Madrid (ff. 22v, 23r, 149r) e nelle carte della Biblioteca Reale di Windsor (R.L.W. 12685), mentre alcuni “compari” conosciuti nel piccolo paese sono citati nel Codice Atlantico (f. 878v).
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