Settecentocinquanta visitatori in più in un anno non sono pochi. La Pro Loco di Carmignano, che fin da quando le sale sono state inaugurate nel 1999, ha gestito il “Museo della vite e del vino” comunale che si affaccia sulla centralissima piazza Vittorio Emanuele II a Carmignano, nei sotterranei che un tempo erano parte delle Cantine Niccolini, tira i bilanci dell’ultimo anno. “E sono bilanci positivi, per un museo che certo ha un dislocazione che non garantisce troppa visibilità” commenta il presidente della Pro Loco, Niccolò Fanfani.
Ai normali visitatori del museo, in crescita, si sono infatti aggiunti i quasi cinquecento bambini che hanno partecipato ai laboratori per le scuole materne, elementari e medie organizzati da ottobre, con prenotazioni ancora più numerose fino a maggio. “Sono arrivati non solo da Carmignano – spiega sempre Fanfani – , ma anche da Prato, Firenze e Pistoia. Abbiamo organizzato per loro laboratori didattici nel museo, ma li abbiamo anche portati a visitare frantoi, fattorie, un forno e un panificio”. L’investimento e le spese hanno superato le entrate. Ma questo, spiegano all’associazione, è un sacrificio (iniziale) per valorizzare e far meglio conoscere la struttura. Lo stesso motivo per cui, anche nel 2011, l’ingresso al museo è stato mantenuto gratuito. Si pagano solo eventuali assaggi di vino, Doc e Docg s’intende.
Di laboratori per bambini ne sono stati organizzati, durante l’anno, anche cinque la prima domenica del mese, per le famiglie che magari arrivano a Carmignano per visitare il consueto mercato dell’antiquariato e dell’usato, sempre affollato. Hanno partecipato in settantre. Ma ottimo è stato anche il risultato del corso di potatura degli olivi – 115 partecipanti, tant’è che l’associazione è stata costretta ad organizzare un’edizione bis – e gli incontri, serali, sul vino: non tanto per diventare tanto sommellier quanto consumatori curiosi che vogliono farsi più consapevoli. Ai corsi, che da anni trasformano il museo la sera in un piccolo salotto del gusto, hanno partecipato in sessantaquattro. Che, considerando la crisi e la minore propensione di molti a spendere, non sono pochi. Tanti modi diversi per raccontare e tramandare la cultura contadina.
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