Sulle orme degli Etruschi, da Artimino a Marzabotto, lungo sentieri del Cai (e non) tutti segnalati. Cento chilometri, il trekking archeologico più lungo d’Italia, da percorrere lenti a piedi o in bicicletta, da soli o accompagnati, in cinque o sei giorni, gustandosi panorami mozzafiato, boschi e tracce di antichissimi abitanti, odori e colori, metro dopo metro. Per curiosità e provare emozioni nuove, per salute e benessere, per conquistare un ‘trofeo’ o mettersi alla prova. Per poter semplicemente dire “anch’io l’ho fatto” o “anch’io l’ho visto”, con un attestato da ritirare all’arrivo con i timbri delle tappe fatte.
E’ l’ultima frontiera del turismo, quello slow, e l’ultima proposta che arriva da Prato e Carmignano, presentata nel comune mediceo: un percorso trekking che unisce Artimino a Marzabotto, e quindi Toscana ed Emilia Romagna, da una parte all’altra dell’Appennino. Una proposta che supera anche gli steccati dei piccoli campanili (cosa mai scontata) , lungo quella via del ferro battuta più di duemila anni fa dagli Etruschi.
A Carmignano ci credono. E non solo a Carmignano. Del resto attraverso la stessa dorsale ma passando per il Mugello il turismo trekking, da Bologna a Firenze, già sta facendo breccia, con gruppi di turisti che arrivano addirittura dal Canada. Una scommessa, che unisce cultura e turismo e diventa anche un viaggio nell’archeologia: con due musei ai capi estremi dell’itinerario e nel mezzo le tombe etrusche di Montefortini a Comeana (e di Prato Rosello ad Artimino), quel che resta dell’antica città etrusca di Gonfienti ed altre tracce di antiche frequentazioni sulla Calvana e in Valbisenzio.
Ad Artimino raccontano che un giorno un muro a secco nei campi rovinò a terra e dal terreno spuntò la gamba di una statua vecchia duemila anni. A Pietramarina, in cima al Montalbano, si organizzavano pic-nic di Ferragosto sopra sassi ‘stranamente’ regolari da cui è venuta alla luce una roccaforte etrusca. Due esempi che danno l’idea di come camminare in questi luoghi possa diventare un’esperienza unica.
L’idea del tracciato trekking è venuta ad Enzo Giannecchini e ad un gruppo di pratesi, che ha studiato uno degli itinerari che potevano essere stati sfruttati anche al tempo degli Etruschi e attraverso cui si può immaginare che siano passati uomini, merci e culture: un ponte che univa nord Italia e Europa con il sud Italia e i paesi mediterranei, una via che aveva in Kainua (a Marzabotto) e in Gonfienti (a Prato) le due città appoggio, due ‘terminal’ si direbbe oggi. Poco prima c’è Artimino (l’etrusca Aritimi), Poggio a Caiano e le cascine di Tavola e nel mezzo la Valbisenzio con Vaiano, Montecuccoli, Montepiano, il lago del Brasimone e Grizzana Morandi. (w.f.)
Chi, con chi e quando
Il percorso da Artimino a Marzabotto può essere fatto da soli o in compagnia e durante tutto l’anno, salvo d’inverno quando nevica. Dipende dai gusti. “Non ci sono limiti di età – spiega chi l’ha ideato – e non è necessaria una particolare preparazione atletica”. Va solo messo in conto di camminare per parecchie ore: fino a più di otto a volte, come per i 28 chilometri che separano Montecuccoli dal lago di Brasimone.
Le tappe suggerite sono cinque, ma chi vuol prendersela più comoda può farne naturalmente di più. Partire da Artimino, con il tratto fino a Prato che è il più breve e in discesa, consente di allenare il fiato. Ma si può fare anche all’opposto. Per un tratto, quello da Gonfienti a Montecuccoli, ci sono due varianti: una in quota e l’altra nel fondo valle. E allora gambe in spalle.
Sul sito www.laviadeglietruschi.it potrete trovare tutte le informazioni sulle tappe (Artimino-Gonfienti, Gonfienti-Montecuccoli, Montecuccoli-Lago di Brasimone, Brasimone-Grizzana e Grizzana-Marzabotto), sui tracciati Gps per chi si non affida solo alle mappe di carta e tante altre notizie sui luoghi attraversati. Ci trovate anche i nomi delle guide ambientali disposte ad accompagnarvi. (w.f.)
Per saperne di più:
La mappa con tappe e percorsi