Sono molti gli artisti che hanno amato Carmignano e i suoi dintorni, ma su quanti hanno tratto ispirazione dalle bellezze paesaggistiche del territorio spicca sicuramente Arrigo Rigoli, che per tutta la vita ha raffigurato con instancabile e partecipe affetto la sua terra d’origine: le colline punteggiate di ulivi, i campi solcati dai filari delle viti, le alture dominate dai cipressi; e ancora i suggestivi scorci e le caratteristiche vedute offerti dai centri storici del paese e delle sue frazioni; e infine i suoi abitanti, ritratti con grande attenzione alla resa delle peculiarità sia fisiche che psicologiche.
Arrigo Rigoli nasce a Firenze il 20 marzo 1912, primo di cinque figli, da Giuseppe Rigoli e Maria Buricchi, entrambi nativi di Carmignano. All’epoca il padre è impiegato come archivista presso il Comune del capoluogo toscano, ma allo scoppio della Prima Guerra Mondiale parte per il fronte e la famiglia si trasferisce nel piccolo borgo di Santa Cristina a Mezzana, nei pressi di Carmignano, dove viene ospitata nella canonica dello zio prete, don Narciso Rigoli. Fin dalla primissima infanzia Arrigo manifesta una spiccata attitudine per il disegno e la pittura, tanto che all’età di appena quattro anni è in grado di riprodurre con gli acquerelli le rose del giardino.
Al ritorno dalla guerra il padre abbandona l’impiego nel municipio fiorentino ed inizia ad esercitare la professione avvocatizia nella città di Prato, dove si sposta insieme alla famiglia. Arrigo compie gli studi ginnasiali inferiori presso il Convitto Nazionale Cicognini e successivamente si diploma all’Istituto d’Arte di Firenze, dove i Rigoli tornano a vivere negli anni Trenta. In seguito frequenta la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, ed è allievo, tra gli altri, di Giovanni Michelucci. Negli anni della formazione frequenta Oscar Gallo, Quinto Martini, Carlo Scarpa, Ardengo Soffici, suo grande amico e maestro sia d’arte che di vita. Sulle sue orme nel 1929 compie un importante viaggio di studio a Parigi. Nel 1932 partecipa con un autoritratto ai Littoriali della Pittura di Milano, dove viene apprezzato dal critico Ugo Ojetti.
Pur abitando a Firenze, Arrigo stabilisce un forte legame con il territorio di Carmignano. Nella frazione di Montalbiolo la famiglia possiede infatti una casa di campagna in cui trascorre i periodi di vacanza, ed è lì che nel 1932, insieme al dottor Origene Gennai, il giovane concepisce l’idea della Festa di San Michele in onore del santo protettore del paese. Mentre il primo anno le celebrazioni consistono in una semplice parata di rificolone per le strade principali dell’abitato, tra il 1933 e il 1934 vengono delineati gli elementi che identificheranno la manifestazione da lì in avanti, nei suoi due momenti principali che sono la sfilata folkloristica e il palio dei ciuchi.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Arrigo si arruola come volontario e combatte in Jugoslavia e in Africa Settentrionale, dove partecipa alla battaglia di El Alamein. Nel corso della ritirata viene catturato dalle Forze Alleate, deportato negli Stati Uniti d’America ed internato in campo di concentramento. Durante la reclusione continua a dipingere ed esegue un impressionante autoritratto che lo raffigura con il volto scavato dalle privazioni e dagli stenti, a testimoniare lo stato di profonda sofferenza fisica e spirituale sperimentato a causa della detenzione. Al termine del conflitto fa ritorno in patria, duramente provato dalla prigionia.
Dopo essersi ristabilito parte alla volta dell’America Latina. Soggiorna in Argentina e in Brasile. A San Paolo viene assunto nello studio dell’architetto Majorana, uno dei più importanti progettisti del Sudamerica, per il quale realizza il disegno del Grattacielo Italia, che per molti anni ha detenuto il record della più alta costruzione della nazione brasiliana.
Nel 1955 rientra in Italia per motivi di famiglia e si stabilisce definitivamente nella casa di Montalbiolo, dove rimane per il resto dei suoi giorni. Si dedica assiduamente alla pittura, specializzandosi prevalentemente nel genere del paesaggio senza tuttavia trascurare la produzione di ritratti e nature morte, si occupa della Festa di San Michele, ricopre l’incarico di presidente della Filarmonica Giuseppe Verdi, fonda l’Associazione Turistica Pro Loco, scrive di storia locale, svolge attività politica come consigliere comunale di opposizione. Espone in numerose collettive e personali a Prato, Firenze, Roma, Padova, San Paolo, Buenos Aires. Esegue dei pannelli dipinti per la Sala Morgagni dell’Università degli Studi di Padova.
Si spenge a Montalbiolo il 26 settembre 1990. Le esequie si svolgono due giorni dopo nella chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano, alla vigilia della festa patronale. Il corteo funebre che accompagna Arrigo nel suo ultimo viaggio per una singolare coincidenza si snoda lungo le vie addobbate a festa con le bandiere colorate dei quattro rioni nei quali si divide il paese.
Nel 2012, in occasione del centenario della nascita, il Gruppo d’Incontri Il Campano allestisce nella Sala Consiliare una mostra che ripercorre la vasta produzione artistica del Rigoli, esponendo oltre ai dipinti ad olio, a tempera e ad acquerello per i quali è rinomato una corposa serie di disegni che ne mettono in risalto le notevoli capacità in campo grafico oltre che pittorico, e rivolge all’amministrazione comunale la proposta di dedicargli una strada in riconoscimento del contributo offerto alla vita culturale del paese. La richiesta viene accolta e il 9 aprile 2016 presso l’antica Rocca di Carmignano è ufficialmente inaugurato il Belvedere Arrigo Rigoli. (Barbara Prosperi)
Una selezione di alcune opere di Rigoli. Clicca sull’immagine: