A Carmignano esiste un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, o meglio essere rimasto sospeso in uno iato. Sulla strada che collega la frazione di Comeana al comune di Signa, nelle immediate vicinanze della vecchia stazione ferroviaria di Carmignano, c’è un muro che reca la scritta NOBEL-SGEM Carmignano. Le lettere sono un po’ rovinate e poco leggibili, ma sopravvivono.
A poca distanza un cancello di ferro ne sorveglia fedelmente l’ingresso, come a proteggere un passato che parla attraverso le rovine, i muri crepati e la vecchia ciminiera, su cui ora fa da padrona la vegetazione. Questo luogo dal fascino spettrale rimane ancora oggi avvolto tra le fronde degli alberi del viale che conduce alla vecchia fabbrica di dinamite e che riecheggia dei passi dei tanti che lì avevano lavorato tra le due guerre e che hanno affidato al vento la memoria di quegli anni.
E’ un luogo che trasuda storia e che appartiene alla memoria intera di un paese, Comeana più che Signa, anche se il territorio è quello del comune fiorentino. Eppure non in tanti conoscono quello che si cela all’interno della grande fabbrica città che costeggia le ultime anse dell’Ombrone, prima che si getti nell’Arno, e che per oltre quaranta anni, dal 1912 fino alla fine degli anni Sessanta, ha brulicato di vita. Ve lo raccontiamo. (Valentina Cirri)
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