Nella prima metà Novecento l’industria carmignanese ruotava intorno alla “Nobile”, come veniva comunemente chiamato, storpiandone il nome, lo stabilimento di proprietà delle società di Alfred Nobel, scienziato inventore della dinamite ed abile imprenditore. La Nobel Carmignano non fu il primo stabilimento ad essere aperto dalla società in Italia: ne esisteva un altro attivo ad Avigliana, in provincia di Torino, che presentava però numerose problematiche per la vicinanza al centro abitato e ai confini ‘nemici’ e per la scarsa sicurezza dei macchinari assai obsoleti, che avevano provocato alcune esplosioni.
Per tutti questi motivi la “Dinamite Nobel” ottenne il consenso del governo italiano, favorevole allo sviluppo industriale e ad una politica espansionistica, di costruire un nuovo stabilimento che avesse caratteristiche diverse. La scelta ricadde su Signa perché il terreno di proprietà Franceschini e che apparteneva alla tenuta agricola di San Momeo, in località il Pitto era protetto dal bosco ed impenetrabile da eventuali incursioni aeree, molto vicino alle cave di pirite della Maremma e della Val di Cecina e adiacente alla stazione di Carmignano con un ottimo collegamento rispetto al porto di Livorno. Il terreno confinava inoltre in basso con Arno ed Ombrone, garantendo quindi un regolare approvvigionamento di acqua, e a nord con la strada tra Signa e Carmignano, detta di Terra Rossa, che partiva da San Rocco ed arrivava al Ponte di Riboccatura sull’Ombrone.
Il terreno fu acquistato con tre successivi contratti tra il 1912 ed il 1917. I lavori iniziarono nel 1913 e furono imponenti per garantire la messa a regime in vista della guerra: la strada che collegava Signa a Comeana e che transitava dentro la fabbrica fu spostata, venne costruito un nuovo ponte ed impiantato il bosco in porzioni della collina che invece erano coltivate a vigneto, così da rendere lo stabilimento ulteriormente protetto rispetto alle incursioni aeree e militari. Lo stabilimento non era soltanto un luogo di lavoro, ma era stato pensato per avere le caratteristiche di una fabbrica-città.
Durante la prima guerra mondiale la produzione fu principalmente di carattere bellico, per rifornire l’esercito di dinamite e di balistite per le munizioni di un certo calibro. Nei primi anni la gestione della fabbrica e delle risorse fu affidata a due tecnici di Avigliana, Franco Grottanelli (direttore generale) e Corrado Bertini; successivamente la fabbrica entrò nella sfera di influenza del gruppo Montecatini di Guido Donegani, ingegnere industriale ed imprenditore, che già nel 1925 deteneva la maggioranza azionaria della Nobel. Dopo la Grande guerra infatti la proprietà aveva perso interesse per la fabbrica, tanto che nel 1927 Donegani acquistò tutto il pacchetto azionario della Società Dinamite Nobel, inglobando sia Avigliana sia Carmignano.
La Montecatini era stata fondata nel 1898 come azienda mineraria e deteneva il monopolio della pirite, che serviva per la produzione di esplosivi da mina da impiegare nelle cave metallifere della Montecatini Val di Cecina. In seguito l’azienda si dedicò alla produzione di concimi chimici, per questo motivo in periodo di pace utilizzò la Nobel, che era collocata in un’area fondamentalmente agricola, come base per alcune produzioni chimiche sperimentali. Negli anni di passaggio la Nobel continuò ad essere gestita dalle due proprietà, che convivevano nonostante i diversi obiettivi imprenditoriali. Grottanelli infatti voleva che la Nobel mantenesse la sua vocazione di fabbrica di munizioni per scopi bellici e di pace, mentre Donegani voleva trasformare l’area in un polo industriale di più ampio respiro, capace di coniugare l’anima originaria di dinamitificio con quella moderna di industria chimica.
Nel periodo tra le due guerre aumentarono le commesse: dal 1935 la fabbrica rivestì di nuovo un ruolo strategico per la produzione militare e riprese la produzione di esplosivi (a base di nitroglicerina). Furono previsti anche dei lavori per l’ampliamento degli edifici, destinati alla produzione della polvere B (propellente per le cartucce), furono costruiti bunker e scavate gallerie. (Valentina Cirri)
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Di seguito una gallery con foto in bianco e nero dell’epoca, riprese dalla pubblicazione “Il Dinamitificio Nobel “Carmignano” di Signa, di Franco Bracaloni e Silvia Venturi, atti del convegno sull’Area Nobel del 23 giugno 2001.