E’ stata una serata all’insegna della riflessione filosofica e teologica quella che sabato 8 giugno ha visto protagonista Massimo Cacciari, che nella chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano ha proposto la sua personale interpretazione della “Visitazione” del Pontormo, il capolavoro del Manierismo fiorentino che da almeno tre secoli è collocato sul secondo altare di destra dell’edificio religioso.
Davanti ad un pubblico attento e particolarmente numeroso, che ha gremito la chiesa fino al limite della capienza, con un linguaggio ricercato e ricco di citazioni in greco e latino il professore ha espresso i suoi pensieri più profondi sul mistero dell’incarnazione di Cristo, argomento centrale del suo penultimo libro, “Generare Dio”, dedicato alla maternità di Maria e ispirato dalla contemplazione di alcune opere d’arte sacra.
Il suo è stato un lungo excursus che partendo dal Beato Angelico e passando per Andrea Mantegna è approdato al Pontormo, di cui l’intellettuale veneziano ha esaminato tre opere specifiche: la “Sacra Conversazione” di San Michele Visdomini a Firenze, conosciuta anche come “Pala Pucci” dal nome dei committenti, la “Deposizione” di Santa Felicita a Firenze e la “Visitazione” di Carmignano appunto, sull’analisi della quale si è soffermato con un’attenzione speciale.
“La “Visitazione” del Pontormo costituisce l’apoteosi dell’humilitas – ha affermato il filosofo –, che si rivela nelle due sante donne. In loro convivono senza contraddizione tenerezza e maestosità – ha continuato – perché solo chi è veramente piccolo è davvero grande”. “Maria ed Elisabetta si abbracciano in un gesto di amicizia e di accoglienza – ha proseguito – che si allarga a tutti, perché i loro doppi guardano lo spettatore e lo coinvolgono in un messaggio di Salvezza che è universale”.
“Maria è in ombra rispetto ad Elisabetta – ha osservato Cacciari – perché su di lei si stende l’ombra di Dio. Egli si manifesta spesso in maniera nascosta, senza palesare chiaramente i suoi disegni”. “Le due donne comunicano silenziosamente attraverso i loro sguardi – ha sottolineato –, i loro corpi dialogano in una muta eloquenza che non ha bisogno di parole pronunciate ad alta voce, Maria ed Elisabetta si intendono perché condividono la stessa esperienza mistica”.
“In un dipinto caratterizzato da un equilibrio perfetto e da una straordinaria armonia compositiva, ritmica e cromatica – ha aggiunto il professore –, ispirata alla concinnitas esalatata dagli antichi e dalla cultura umanistica, che si realizza quando tutte le parti di un’opera concordano tra di esse, si concretizza il mistero del Verbo che si incarna, del Logos che viene ad abitare in mezzo agli uomini”.
“Dio si fa carne per avvicinarsi all’uomo – ha spiegato l’accademico–, e questo prodigio avviene grazie ad una donna, nel suo grembo che accoglie. La “Visitazione” rappresenta dunque l’esaltazione della figura femminile, per mezzo della quale si compie il mistero di Salvezza. L’artista con la sua sensibilità – ha concluso infine – riesce spesso a comprendere e ad esprimere prima e meglio quello che il pensiero fatica a capire”. (Barbara Prosperi)