Mercoledì 12 luglio l’anfiteatro della vecchia Cava di Bacchereto ospiterà una serata all’insegna della storia del territorio. Alle 21.15 verrà infatti presentato il libro “La grande riserva medicea del Barco Reale” di Silvia Ganceff, Alessandro Lassi e Giuseppe Pisacreta. Per l’occasione interverranno Edoardo Prestanti, sindaco del Comune di Carmignano, Lorenzo Orioli, docente di Ecologia all’Università degli Studi di Firenze, e Giovanni Contini Bonacossi, ex presidente dell’Aiso (Associazione Italiana di Storia Orale) e attuale presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Pistoia. Saranno inoltre presenti gli autori. L’iniziativa è organizzata da Casa del popolo di Bacchereto, Arci Prato e Agorà – Circolo di cultura politica di Quarrata.
Il volume, pubblicato dal Consiglio Regionale della Toscana nel settembre dello scorso anno e già oggetto di alcune presentazioni (disponibile on line a questo indirizzo:
https://www.consiglio.regione.toscana.it/upload/eda/pubblicazioni/pub4165.pdf), costituisce uno studio accurato sulla monumentale bandita del Barco Reale, voluta e realizzata dai Medici nel corso del XVII secolo a completamento delle splendide residenze e dei magnifici giardini universalmente conosciuti, recentemente iscritti dall’Unesco nella Lista dei Beni Culturali e Naturali del Patrimonio Mondiale. Il testo ricostruisce le vicende della più importante riserva di caccia medicea, dalla sua fondazione alla gestione lorenese e fino al definitivo smantellamento, attraverso un’attenta indagine storiografica, basata su un’ampia bibliografia e su circostanziate fonti documentarie, rinvenute presso l’Archivio di Stato di Firenze e in altri archivi regionali.
I documenti in particolar modo rappresentano il tratto distintivo della ricerca, che fornisce un quadro esaustivo e completo delle dinamiche che condussero alla creazione di un possedimento così esteso nel cuore della Toscana, delimitato da un muro perimetrale lungo oltre 50 chilometri, intervallato da porte, cancelli, cateratte e dighe, che racchiudeva una proprietà di circa 4000 ettari dislocati sul crinale del Montalbano. Stringenti i rapporti con il territorio carmignanese, dal momento che la bandita del Barco Reale venne inizialmente concepita per accogliere le battute di caccia della corte granducale che gravitavano attorno alla villa di Artimino, e anche perché proprio la tenuta del Barco Reale venne presa come riferimento per istituire i confini della produzione dei vini di Carmignano, nel celebre bando che può essere considerato la prima denominazione di origine controllata a livello planetario. (Barbara Prosperi)