Gli avori dei principi etruschi

In mostra fino al 3 novembre

Statuette e testine raffiguranti animali reali e fantastici a tuttotondo, placchette di piccoli dimensioni, immanicature e pissidi incise e a rilievo.  Avori vecchi di millenni ed affascinanti, decorati alla maniera greca e che raccontano anche di Odisseo, la cui saga era nota evidentemente anche in Etruria.

È stata inaugurata sabato 15 giugno la pregevole mostra temporanea “Avori principeschi. Il corredo del tumulo etrusco di Montefortini: nuovi restauri” all’interno del Museo archeologico di Artimino. L’esposizione è dedicata agli avori rinvenuti nel sito archeologico di Montefortini a Comeana, in particolare nella tomba a tholos che ha restituito un corredo elevato di manufatti funerari.

La mostra, che sarà visibile fino a domenica 3 novembre negli stessi giorni ed orari di apertura del museo, contempla ottanta reperti di pregiata fattura, realizzati da esperti maestri che realizzavano manufatti per i principi delle corti etrusche, disponendo di un ampio bagaglio culturale e di strumenti sofisticati.
Questa collezione arricchisce ulteriormente il patrimonio artistico museale, già composto di altri oggetti provenienti dallo stesso sito e restaurati tra la fine degli anni ‘90 del XX secolo ed i primi anni del XXI secolo, e costituisce una precisa selezione di un numero più elevato di reperti, diecimila in tutto.

Questi manufatti, interamente in avorio e realizzati con zanne di elefanti – non è chiara l’origine, se africana o asiatica -, sono stati oggetto di studio e di ricerca e recentemente restaurati come esito finale del progetto finanziato dal Comune di Carmignano e dalla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio (Sabap) di Firenze, Pistoia e Prato, col contributo finanziario dell’Ufficio federale della cultura della Confederazione Svizzera e della Regione Toscana per l’allestimento dell’esposizione.

Per le corti dei principi questi avori, che completavano il corredo funerario, erano la prova certa di uno status sociale molto elevato.

Il progetto scientifico e l’esposizione sono stati curati dalla direttrice del Museo di Artimino, Maria Chiara Bettini e dall’archeologo Massimo Tarantini (Sabap di Firenze), l’allestimento ed il progetto grafico dall’architetto Alessandro Nocentini. Il restauro è stato effettuato da Laura Benucci e da Agnese La Torrata per la ditta Atlante di Grosseto con l’amichevole consulenza di Franco Cecchi, restauratore capo della Sabap di Firenze, mentre il gruppo El.En. ha messo a disposizione un laser per alcuni interventi mirati.

(Foto di Alessio Cirri)

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