Venerdì 22 novembre alle 21, nella sala consiliare del Comune di Carmignano, sarà presentato l’ultimo libro di Lorenzo Petracchi, dal titolo “Primavera-Estate 1944 sulle colline medicee. Memorie di un vecchio testimone”. Pubblicato da Attucci Editrice e già in vendita dall’inizio di agosto, il volume ripercorre alcune vicende avvenute nel territorio mediceo fra il marzo e il settembre 1944, nel periodo della cosiddetta guerra civile, passando in rassegna accadimenti più o meno noti di quell’arco temporale. Quest’ultima fatica letteraria di Petracchi, che alla considerevole età di novant’anni è già impegnato su un nuovo libro, è frutto di un lavoro lungo un decennio, durante il quale Lorenzo ha condotto numerose ricerche d’archivio e intervistato molte persone al corrente dei fatti narrati. Il racconto di alcuni avvenimenti si basa inoltre sui ricordi diretti dello stesso autore, che all’epoca era un bambino di dieci anni, seguendo un percorso memorialistico che spesso ammanta gli eventi descritti di un’aura di ingenuo stupore, sconfinando non di rado nella poesia.
Accanto ad episodi ben noti come ad esempio l’attentato di Poggio alla Malva (leggi anche qui) e l’eccidio di Artimino, cui vengono comunque aggiunti particolari inediti, si affiancano storie meno conosciute se non addirittura ignorate dal grande pubblico, ma soprattutto si getta una nuova luce su un fatto accaduto a Comeana il 2 marzo del 1944. In un momento caratterizzato da un forte desiderio di libertà, quella sera qualcuno fece fuoco in direzione della Casa del Fascio, l’attuale Spazio Giovani, in piazza Cesare Battisti. L’intenzione era quella di compiere un’azione dimostrativa, di colpire un simbolo della dittatura fascista, tuttavia qualcosa andò storto e a causa di quella scarica di proiettili si ebbero due vittime, Giovacchino Ballerini e Dante Bologni. “Fu un tragico errore”, ripete più volte Lorenzo riferendosi a quel duplice omicidio: “chi sparò la raffica contro la Casa del Fascio voleva solo dimostrare la sua avversione al nazifascismo e non pensò che quei colpi avrebbero potuto uccidere o ferire qualcuno al di là della porta chiusa e oscurata del bar”; secondo Petracchi quel gesto scaturì da un ideale di indipendenza assimilabile a quelli che animarono l’Italia risorgimentale, quando il Bel Paese cercava di sottrarsi al giogo della dominazione straniera, e tante giovani vite finirono immolate per questo motivo.
Intorno a quella vicenda, a molti ignota, calò immediatamente un velo di omertà che si è protratto fino ai nostri giorni, perché chi sapeva desiderava preservare la memoria di chi vi era coinvolto. Tuttavia Lorenzo, caparbiamente intenzionato ad approfondire la questione, nel 2010 è riuscito a venire a capo del mistero, grazie alla testimonianza – verrebbe quasi da dire grazie alla confessione – di una persona informata sui fatti. Eppure Petracchi ha atteso più di dieci anni per rivelare pubblicamente come andarono le cose, consapevole che quando si parla del secondo conflitto mondiale e della guerra civile che ne seguì si percepisce in modo chiaro e netto che l’odio e il rancore nati allora non si sono ancora sopiti, e che molto probabilmente i tempi non sono maturi per mettere da parte i risentimenti e le contrapposizioni che derivano dagli opposti schieramenti ideologici, proseguiti in maniera vivace fino ad oggi.
Al di là di questa rilevante considerazione, l’obiettivo che Lorenzo intende perseguire con questo suo volume è quello di denunciare la brutalità dei conflitti bellici e commemorare le vittime civili che caddero sul territorio tra la primavera e l’estate del 1944, attraverso una disamina scevra da arroccamenti politici, mediante una visione distaccata ed imparziale degli eventi. Con la franchezza che gli è propria, dati numerici alla mano, Petracchi tira i suoi strali a destra e a manca, rilevando incongruenze e contraddizioni e sottolineando tra le altre cose che nelle guerre ancor più che in altri ambiti il bene e il male di frequente si mescolano in modo inestricabile e talvolta rendono difficile distinguere l’uno dall’altro. Così per esempio mette in luce che gli Alleati – osannati come salvatori – provocarono più decessi dei Tedeschi – avversati come invasori -, e che ancora oggi nessuno onora i morti dei primi, mentre ricorda quelli dei secondi, in cerimonie a cadenza annuale cui partecipano autorità e popolazione.
“Queste pagine sono la narrazione del vissuto della gente del nostro territorio negli anni ’40 – spiega Lorenzo nel prologo -. Non è una cronaca, ma non è né vuole essere storia”, quanto piuttosto “la denuncia delle sofferenze, dei tormenti, dei dolori, delle privazioni con cui quella guerra scatenata dal nazifascismo e la conseguente guerra civile oppressero il nostro territorio, la Toscana, ma non solo la Toscana”. “Leggendo i nomi delle vittime, che scaturiscono dalla ricerca – continua -, si evidenzia come il popolo, nel senso più genuino del termine, fu travolto dalle ideologie nazifascista, comunista, capitalista. Era gente del popolo: operai, contadini, artigiani, impiegati. Non erano stati parte attiva e determinante, ma dovettero subire quei conflitti”.
In questo sentito e commosso omaggio alla gente della sua terra, agli innocenti che subirono la violenza e la devastazione che da sempre si accompagnano ai conflitti armati, Petracchi ha inserito numerose testimonianze, documenti e riproduzioni di circa cinquanta manifesti dell’era fascista che inneggiavano al Duce o propagandavano la guerra. Ai capitoli scritti appositamente per questo libro e perciò inediti ha inoltre aggiunto altri racconti già divulgati in passato, apparsi nelle sue pubblicazioni precedenti o sui suoi profili social, a partire da “Un arcobaleno fra due secoli”, che nel 2012 segnò il debutto dell’autore. Episodi vecchi e nuovi si amalgamano tuttavia in maniera armonica, perché accomunati dallo stesso argomento e caratterizzati dal medesimo stile letterario, realistico e lirico al tempo stesso, specchio fedele della personalità e dell’originalità dell’autore.
Alla serata di presentazione, organizzata dal Circolo Arci 11 Giugno di Carmignano con il patrocinio del Comune di Carmignano, oltre all’autore saranno presenti il sindaco Edoardo Prestanti, gli editori Alessandro e Monica Attucci, il presidente del Circolo Arci 11 Giugno Doriano Cirri e il presidente del Consorzio Astir Simone Gelsomini. Alessandro Capecchi leggerà alcuni brani del libro. (Barbara Prosperi)
Per saperne di più su Lorenzo Petracchi e sulle pubblicazioni da lui scritte o promosse si possono leggere i seguenti articoli:
“Carmignano tra due secoli” (ottobre 2012)
“Storie di paure e fantasmi nel libro di Lorenzo Petracchi” (ottobre 2013)
“Benvenuto Matteucci fra vizi e virtù” (maggio 2018)
“Amore dall’eremo di Montalbiolo” (novembre 2020)
“L’Araldo di Monte Rasu” (gennaio 2021)
“Novantanove e un racconto delle colline medicee” (maggio 2021)
“I racconti di Lorenzo Petracchi” di Barbara Prosperi (settembre 2021)
“Nuova edizione per i racconti di Lorenzo Petracchi” (marzo 2022)
“Nuovo libro su Giovanni Parenti” (novembre 2022)
Su “Carmignanodivino” si trovano anche i seguenti scritti di Lorenzo Petracchi:
“Romanico e neoromanico”
“Pievi vecchie e nuove”
“Energia dall’acqua”
“Cellini a Comeana”
“Bacco in Toscana”