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Tre absidi e una torre campanaria di mille anni
La pieve è già citata in un documento imperiale del 998 dC. Da allora l’edificio non ha subito trasformazioni significative e rimane tutt’oggi un raro esempio di edificio toscano preromanico. Vi si accede da una scalinata che conduce ad una loggia cinquecentesca che precede la facciata, di ispirazione lombarda. Le tre absidi e la torre campanaria rappresentano gli altri elementi suggestivi della parte esterna. Sempre sulla facciata campeggiano dei bassorilievi etruschi (oggi sostituiti da copie in gesso) che provenivano da urne etrusche. Laddove sorge la chiesa sorgeva infatti, probabilmente, una necropoli. L’interno della pieve si presenta invece a tre navate divise da pilastri e conserva parzialmente la muratura in arenaria. Molte sono le opere d’arte che vi sono custodite: tra queste una tavola cinquecentesca attribuita al Franciabigio (1509), una terracotta policroma di bottega robbiana (1515) che rappresenta una “Visitazione” e l’affresco del “Cristo benedicente” (XV sec.) opera di un artista toscano della scuola di Agnolo Gaddi. L’edificio può essere visitato nei giorni feriali per appuntamento, telefonando allo 055.8718068, oppure la domenica e i festivi dalle 10.30 alle 12 e dalle 16 alle 18 in estate e dalle 14 alle 16 in inverno.
Come raggiungerla. Si percorre ad Artimino via della Chiesa. Poco più in basso del borgo, scendendo in direzione Camaioni, si trova la pieve.
(tratto in parte da “Chiese romaniche nel Montalbano”, depliant dell’Apt di Prato curato da Katia Corrado)