Quando Artimino se la rideva
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Estate 1227, il racconto di un assedio
E’ quasi certo che molti soldati di Firenze ebbero un soprassalto, quando, nell’estate del 1227, videro ergersi di fronte a loro la Rocca di Carmignano. Non pochi pensarono ad un nuovo fallimento dopo il vano tentativo di prendere Pistoia. Questo piccolo avamposto pistoiese era oramai famoso per essere una delle strutture più difficili da conquistare: la Rocca spiccava da un fitto bosco di castagni, con un altissimo muro alto quasi venti metri intervallato da torri. Questa difesa cingeva la sommità del colle da ogni lato, mentre all’interno altre due cerchia di mura rendevano assai arduo giungere al presidio centrale. A garantire poi una larga autonomia in caso di assedio c’erano due cisterne d’acqua, mentre soldati e cavalli erano alloggiati in capanne addossate alle mura. Nel momento in cui le veloci sentinelle carmignanesi gridavano a gran voce incitando tutti a prepararsi all’assedio, sul colle di rimpetto i vicini nemici di Artimino aguzzavano la vista per godersi lo spettacolo. All’epoca i due paesi non facevano infatti parte dello stesso comune. Distanti pochissimi chilometri, eppure rivali: la Toscana dei campanili ha in fondo proprio queste origini. La prima vittoria fu di Carmignano: la nuova tremenda arma portata dai fiorentini, il Carroccio, trainato com’era da due buoi era troppo pesa ed ingombrante per salire le tortuose vie che conducevano alla Rocca. Ma purtroppo il numero ed il migliore armamento dei fiorentini dettero loro la vittoria finale. Torri e mura furono smantellate e le case furono ridotte a tristi abitazioni. Iniziarono per Carmignano dieci anni di miseria e fame. (wf)