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Dimora di nobili e scrittori: dai Medici a Novelli
L’immagine forse più conosciuta della Toscana è quella medicea e rinascimentale delle ville e residenze di campagna. Carmignano non fa certo difetto: su queste sue residenze nobiliari da sogno (purtroppo, oggi, non sempre visitabili) nel 1985 è stato stampato anche un bel libro di Mariano Apa. Il Medioevo, chiuso nei suoi feudi, comuni e principati, aveva spezzato la relazione tra villa e città. L’Umanesimo la recupera, come luogo d’otium e di divertimento.
Fra tutte le ville sparse sul territorio, la più famosa è sicuramente quella medicea di Artimino. Ed un vero gioiello di arte, storia e cultura è lo stesso minuscolo borgo, che domina un paesaggio di vera suggestione. I resti del castello e la torre merlata con orologio sono la testimonianza di un turbolento passato: comunello indipendente fino al 1228 all’arrivo dei fiorentini, prima ancora città etrusca e poi feudo romano. Su un colle del poggio sorge il borgo, su quello opposto, uniti da un viale alberato lungo il crinale, domina imponente la villa medicea nella sua struttura squadrata, quasi una fortezza sormontata da una selva di comignoli dalle forme più svariate. Da qui appunto il soprannome di “villa dai cento camini”. Si narra che Ferdinando I si innamorò di queste colline durante una battuta di caccia e in appena quattro anni, dal 1596 al 1600, su progetto del Buontalenti (che forse sul Montalbano non mise mai piede per dirigere i lavori) la villa fu costruita. L’unico approccio manierista dell’edificio sono i particolari in pietra serena. L’elegante scalinata esterna posta all’ingresso, pur disegnata dal Buontalenti, fu costruita solo nel 1930 dalla contessa Maraini. Per il resto le ampie stanze della villa, vuote dopo una sciagurata asta negli anni “60, lasciano intendere che il ruolo maggiore nelle decorazioni l’avevano mobili e quadri: le lunette dell’Utens (prima esposte al museo “Firenze com’era” ed ora a Villa Petraia a Firenze ) e le “Bellezze d’Artimino”, settantacinque dipinti di dame e cortigiane esposte agli Uffizi. Rimangono comunque alcuni affreschi.
Sempre per una Medici, la figlia di Cosimo I, era stata anche costruita la villa della Tenuta di Capezzana. L’impianto della villa di Bacchereto era invece una casa da caccia dei granduchi fiorentini (poco distante sorge Casa Toia, dimora della nonna di Leonardo da Vinci), mentre un casino di caccia della famiglia Rucellai fu nel 1570 villa Trefiano. Villa Le Farnete a Comeana, con il suo elegante giardino all’italiana, fu invece legata nel Trecento al nome dei Mazzinghi, ma poi nel XVII secolo passò forse ai Medici. A Cerretino dimorò infine Bianca Cappello, prima amante e poi sposa di Francesco I.
I nobili erano dunque di casa sul Montalbano. E con loro gli intellettuali, che in fondo hanno sempre amato Carmignano: ultimo il drammaturgo in vernacolo Augusto Novelli autore della celebre “Acqua cheta”, che tra Ottocento e Novecento visse nella villa di Frigionaia dietro il palazzo comunale e lì morì nel 1927.(wf)
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