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L'infanzia del genio di Vinci (e Bacchereto)
di Barbara Prosperi
Durante il periodo dell’infanzia per Leonardo da Vinci furono indubbiamente fondamentali le cure della nonna Lucia, proveniente da Bacchereto, che presumibilmente accudì ed educò il bambino supplendo all’assenza dei genitori, ma risultò sicuramente importante anche la guida dello zio Francesco, nativo del borgo vinciano, che con ogni probabilità sulle terre del Montalbano iniziò il futuro artista e scienziato alla scoperta degli infiniti segreti della natura.
Le origini di Leonardo nei documenti
Il documento che ha rivelato al mondo le circostanze dettagliate riguardanti la nascita di Leonardo, rimaste avvolte nell’oscurità per quasi cinque secoli, fu rinvenuto nel 1939 dallo studioso tedesco Emile Möller. Questi, svolgendo delle ricerche presso l’Archivio di Stato di Firenze, si imbatté in un libro contabile nell’ultima pagina del quale il nonno paterno dell’artista, Antonio da Vinci, aveva registrato il giorno e l’ora in cui era venuto alla luce il bambino: “a dì 15 d’aprile, in sabato a ore 3 di notte”, ovverosia intorno alle 22 e 30, considerato che in quei tempi le ore postlucane si contavano a partire dall’Ave Maria della sera, e cioè dal momento del tramonto. L’anno era il 1452.
Prima che il Möller scoprisse questo manoscritto, si riteneva che la più antica testimonianza riguardante Leonardo fosse una dichiarazione catastale datata 1457, in cui il nonno Antonio chiedeva al fisco una riduzione d’imposta elencando come familiari a proprio carico la moglie, il figlio Francesco ed il nipote Leonardo di cinque anni, nato dal primogenito Piero.
Di Francesco, fratello minore di Piero, si legge che “sta in villa e non fa nulla”. L’affermazione probabilmente sta ad indicare che il giovane non esercitava una professione specifica ma seguiva l’andamento della fattoria di famiglia, sorvegliava lo svolgimento dei lavori nei campi, intratteneva i rapporti con i mezzadri. La sua esistenza doveva trascorrere in gran parte all’aria aperta, a contatto diretto con la natura, in mezzo alla lussureggiante campagna che contraddistingue il Montalbano.
Due genitori assenti
Il padre di Leonardo, ser Piero, intento a costruirsi una solida carriera come notaio della Repubblica fiorentina, era occupato dagli impegni professionali e trascorreva la maggior parte dell’anno nel capoluogo toscano; la madre, Caterina, una popolana di Vinci che ser Piero aveva sedotto e poi abbandonato, dopo aver svezzato il piccolo ed averlo consegnato alla famiglia paterna, si era sposata e in un breve volgere di tempo aveva partorito cinque figli, finendo per essere totalmente assorbita dalla nuova situazione.
Due nonni presenti ma anziani
E’ dunque logico presumere che nella parte iniziale dell’infanzia Leonardo venisse accudito dai nonni paterni, il già citato Antonio e in misura maggiore sua moglie Lucia, figlia di un notaio originario di Bacchereto, che nel piccolo borgo possedeva una fornace che produceva manufatti di ceramica e terracotta. Tuttavia un uomo ultraottantenne e una donna ultrasessantenne (Antonio era nato nel 1372, Lucia nel 1393) sarebbero difficilmente stati in grado di seguire attivamente un bambino dopo i primissimi anni di vita, così si rende necessario pensare ad un altro componente del nucleo familiare che si prendesse cura di lui.
Uno zio attento e determinante
A questo punto è facile immaginare che Leonardo passasse buona parte delle sue giornate insieme allo zio Francesco, che lo accompagnasse nell’espletamento delle sue mansioni, e che da lui apprendesse i mille misteri del creato, le abitudini e le caratteristiche degli animali, le proprietà medicamentose delle erbe officinali, la possibilità di prevedere i cambiamenti meteorologici grazie all’osservazione del cielo.
Per l’artista ebbero certamente principio in questo periodo la curiosità per le molteplici manifestazioni della natura, l’attenzione nei confronti dei più disparati fenomeni fisici, la lucida analisi degli avvenimenti che passano attraverso i cinque sensi.
Lungo l’intero arco della sua esistenza egli avrebbe indagato la realtà con lo sguardo razionale del filosofo, dello scienziato, alla ricerca delle leggi matematiche, assolute, che regolano il mondo. Solo dall’osservazione, dallo studio, dall’esperimento per Leonardo era possibile giungere alla conquista della verità. “Le cose mentali che non son passate per il senso son vane e nulla verità partoriscano se non dannosa”; “La sapienza è figliola della sperienza”; “Nissuna umana investigazione si pò domandare vera scienzia s’essa non passa per le matematiche dimostrazioni”; “O studianti, studiate le matematiche, e non edificate sanza fondamenti”; “Quelli che s’innamoran di pratica senza scienza son come ‘l nocchier ch’entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada”; “Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione” sono alcuni dei suoi assunti.
Fu ragionevolmente nel nostro comprensorio, sulle terre del Montalbano, sotto la guida del giovane zio, da cui lo dividevano appena sedici anni di età, che nacquero dunque gli sterminati interessi naturalistici e scientifici che avrebbero accompagnato il genio di Vinci per tutta la vita, rendendolo grazie alla sua mente brillante e prodigiosa, in sbalorditivo anticipo sulla modernità, uno degli uomini più famosi, ammirati e celebrati della storia di tutti i luoghi e di tutti i tempi.
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