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Spedale a Carmignano: l'antefatto e l'epilogo
Il 26 settembre 1900, nemmeno due mesi dopo l’attentato di Monza al re d’Italia, il consiglio comunale di Carmignano decideva di stanziare la somma di “lire 500 per cinque anni e successivamente di lire 1000 ogni anno per la costruzione dello Spedale Umberto I”. Non era la prima volta che l’idea di costruire un ospedale si era affacciata nel comune di Carmignano. I due precedenti progetti si era infranti contro insuperabili difficoltà economiche e logistiche. Ed allora perché insistere su quella strada ? Forse, maliziosamente, si potrebbe pensare che si cercò di sfruttare l”effetto annuncio’: una promessa, la cui mancata realizzazione, sarebbe ricaduta in ogni caso sugli amministratori futuri.
Ci si divideva certo tra chi era favorevole al decentramento dei servizi in periferia e chi li preferiva centralizzati ma più attrezzati, nelle grandi città. Ma è anche vero che esisteva una drammatica situazione sanitaria all’epoca. Da alcuni anni era stata messa a carico dei Comuni la spesa dei ricoveri per i cittadini poveri e bisognosi. Le carestie (e la cattiva alimentazione) avevano fatto crescere i ricoveri e negli ultimi anni dell’Ottocento il debito maturato dal Comune con tanti ospedali del circondario e, prima fra tutti, con l’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze (253 ricoveri per 7.366 giornate di cura ancora nel 1900) aveva raggiunto livelli impressionanti: quasi il 10% della spesa totale, una zavorra che rendeva impossibile quasi ogni altro investimento.
Costruire un’ospedale, ancorché impresa difficile, sembrava dunque l’unico modo per mettere sotto controllo la spesa: magari anche con qualche entrata da parte dei comuni vicini privi di ospedali, nel caso avessero ricoverato qui i loro concittadini. Scelta saggia e quasi obbligata, si direbbe. Carmignano, che all’inizio del Novecento contava 13 mila abitanti, spendeva infatti 18 mila lire l’anno per la “spedalità” dei poveri. Altre 10 mila lire venivano pagate in proprio dai cittadini abbienti e seimila sborsate dai parenti in visita. Una partita da oltre 30 mila lire l’anno, per un ospedale che poteva costarne attorno alle 100.000.
I comuni di Signa e Lastra Signa si erano detti favorevoli ad una gestione consortile e intercomunale. Per ultimare la copertura dell’edificio, che valeva a giudizio delle banche almeno novanta mila lire, il frate aveva accumulato un debito di quaranta mila lire. Per ripianare il deficit e rendere la struttura operativa ne servivano settanta mila. Ma anche alle ultime offerte del frate – una garanzia finanziaria per un ulteriore mutuo e poi la cessione dell’immobile – il Comune rispose no. E il 15 maggio 1907, sette mesi dopo la festa per l’ultimazione dell’edificio, il sogno di un ospedale a Carmignano si infranse. Definitivamente. (wf)