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Il San Michele vissuto nei rioni
Tra le tradizioni del passato che ancora oggi sopravvivono a Carmignano la più intensa è la festa di San Michele, in cui i quattro rioni (rione Bianco, rione Celeste, rione Giallo e rione Verde) si danno battaglia per conquistare il palio dei ciuchi ed il trofeo per la rappresentazione teatrale migliore. Una gara che trasforma la piazza centrale del capoluogo in un palcoscenico naturale sotto le stelle. Carmignano, da quando come la conosciamo oggi nel 1932 la festa è nata, è cambiata. E’ cambiato anche il modo di fare teatro in strada. Ma la passione è rimasta immutata, capace di contagiare generazione dopo generazione e anche chi a Carmignano non è nato, capace di portare per strada insieme bimbi, grandi e anziani.
Visto da fuori il San Michele è sicuramente la festa più bella dell’anno: uno spettacolo unico. Visto da dentro forse è ancora più bello, magico e misterioso, con quel fuoco che cresce dentro e ti fa tirare lunghe le notti nei cantieri, con il lavoro che dura quasi un anno intero, con quell’adrenalina che riempie il corpo di registi e figuranti stretti nell’imbuto di via Modesti, un attimo prima di tuffarsi in piazza. Pronti a raccontare, ogni anno, con estro e fantasia uno scampolo diverso della storia di Carmignano, pagine a volte romanzate, conosciute o anche sconosciute, ogni contrada una storia diversa.
Per raccontare cosa è il San Michele per un carmignanese (e come e se è cambiato) abbiamo scelto due testimonial: un uomo e una donna, due voci di generazioni diverse che a volte si scontrano e si incontrano all’interno delle contrade (e non solo nelle contrade), due carmignanesi – di nascita o di azione – che il San Michele l’hanno vissuto prima in un rione e poi in un altro, Giuliano Petracchi (classe 1948) nel celeste e bianco ed Elisa Cocchi (24 anni) nel giallo e verde, a dimostrazione che il legame con la festa, succeda quello che succeda, non si scioglie mai e dopo il primo amore resta appeso tra sartoria e cantiere di ogni contrada. (Valentina Cirri)
Ecco le due interviste ‘parallele’:
>>”Il San Michele fu per me una scelta naturale”: il racconto di Giuliano Petracchi
>>”Un San Michele che varchi i confini”, l’auspicio per la festa di Elisa Cocchi