Amighetto Amighetti, l’artista nativo di Genova ma originario di Poggio a Caiano a cui le Scuderie Medicee stanno dedicando la sua prima mostra antologica, nasce nel capoluogo ligure il 13 febbraio del 1902 da Ilario Amighetti e Opelia Fortini, ultimo di nove figli. I genitori, provenienti rispettivamente da Poggetto e da Poggio a Caiano, si trasferiscono a Genova nel 1891 poco dopo il matrimonio, e lì impiantano una fiorente attività commerciale sfruttando l’arte dei “cappellai” caratteristica della loro terra. Durante l’infanzia il bambino trascorre lunghi periodi presso la residenza dei nonni materni a Loretino, lungo la strada che da Poggio a Caiano conduce a Comeana.
Nel 1913 è documentato il suo primo lavoro pittorico, “La selvaggia”, che mette in luce le precoci capacità artistiche del fanciullo. Nel 1915 risulta iscritto al primo anno dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, e nel 1916 al secondo, mentre nel 1917 perde la possibilità di frequentare i corsi a causa dell’elevato numero di assenze. Vi rientra nel 1918. L’anno successivo esegue presso la villa di Loretino una grande pala d’altare raffigurante il “San Michele Arcangelo” di Guido Reni”. Il 4 agosto del 1920 la dona alla parrocchia di Comeana e il 29 settembre, giorno dedicato al santo patrono del paese, il priore la scopre suscitando l’ammirazione dei fedeli.
Nell’autunno si iscrive nuovamente al terzo anno dell’Accademia Ligustica, e nel 1921 entra a far parte della classe di “Nudo”. Tra il 1922 e il 1923 svolge il servizio di leva ma continua a frequentare il corso di “Nudo” in qualità di militare. Nel 1924 partecipa alla sua prima mostra pubblica, la LXX Esposizione della Promotrice di Belle Arti di Genova, a cui prende parte per due anni consecutivi.
Nel 1925 si sposa con Angiolina Rivara e inizia a frequentare in Toscana il maestro Felice Carena, insegnante all’Accademia di Belle Arti di Firenze, con il quale imbastisce un rapporto destinato a durare negli anni a venire. Carena diventa infatti per Amighetti un fondamentale punto di riferimento per la sua produzione artistica, a cui si ispirerà costantemente fino alla fine dei suoi giorni. Benché non siano note prove documentarie, sembra che il giovane entri in contatto anche con Ardengo Soffici nella sua abitazione delle Fornaci a Poggio a Caiano, poco distante dalla villa di Loretino dove il pittore continua periodicamente a soggiornare.
Nel 1926 gli nasce la figlia Lucilla. In un breve volgere di anni inizia ad esporre dividendosi tra mostre pubbliche e gallerie d’arte, da Genova a Milano, da Firenze a Venezia, dove nel 1928 è presente alla XVI Biennale d’Arte. L’amministrazione comunale della sua città acquista diverse sue opere per la collezione municipale. Nel 1930 partecipa di nuovo alla Biennale di Venezia. Il 23 agosto di quell’anno muore a Genova dopo una breve malattia. Viene sepolto nel cimitero di Poggio a Caiano, dove oltre a lui riposano gli artisti Ardengo Soffici, Armando Spadini, Francesco Inverni. (Barbara Prosperi)
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