Margherita Datini è una figura rimasta per molti anni all’ombra del marito, il celebre mercante pratese Francesco di Marco Datini. Da alcuni anni gli studiosi si sono interessati ad approfondire la vita di questa donna, considerata a tutti gli effetti la prima imprenditrice della storia, da un lato fortemente radicata nei valori morali e religiosi del Medioevo e dall’altra intraprendente e all’avanguardia per la sua epoca.
Su questa figura affascinante e complessa è stato realizzato un mediometraggio a cura della Scuola di Cinema Anna Magnani di Prato, diretto dal regista Massimo Smuraglia, per il soggetto e la sceneggiatura di Gabriele Marco Cecchi e le musiche originali di Samuele Luca Cecchi, che è stato mostrato in anteprima il 26 giugno a Palazzo Datini e per la prima volta al Castello dell’Imperatore il 30 giugno, in occasione del cinema estivo con una larga partecipazione di pubblico. Nel corso dell’estate il mediometraggio è già stato presentato anche in altre occasioni: nel mese di luglio al chiostro di Vernio, alla Gualchiera di Coiano ed alla fattoria di Bacchereto. Il 20 agosto farà nuovamente tappa a Carmignano nella cornice a cielo aperto del Parco Museo Quinto Martini di Seano, all’interno del programma del cinema estivo e nel corso di una serata speciale dedicata ai cortometraggi a ai mediometraggi.
Abbiamo incontrato il soggettista e sceneggiatore, Gabriele Marco Cecchi, che ci ha raccontato la genesi del progetto ed alcune curiosità riguardo al personaggio di Margherita Datini.
Come è nata l’idea di girare un mediometraggio sulla vita di Margherita Datini?
L’idea è venuta al regista Massimo Smuraglia sei anni fa dopo avere partecipato ad un’iniziativa a Prato sull’imprenditoria femminile. In quell’occasione fu nominata Margherita Datini. Il regista rimase affascinato dalla figura di questa donna, che per secoli è stata all’ombra del marito, e iniziò a pensare al progetto grazie all’aiuto di Walter Bernardi, presidente della Fondazione Casa Pia dei Ceppi, che gestisce il Palazzo Datini di Prato e che è stato fondamentale per la ricostruzione del contesto storico e per lo studio del personaggio.
Quali sono le fonti storiche alla base del mediometraggio?
Per la scrittura del soggetto e della sceneggiatura la base di partenza è stata il corpus delle lettere che raccontano la relazione tra Datini e la moglie, tra Datini e l’amico notaio Ser Lapo Mazzei oppure le attività commerciali. Molte di queste lettere sono tradotte in italiano corrente, altre sono ancora nel linguaggio trecentesco per cui a supporto sono stati importanti anche i volumi di autori che avevano studiato il Datini. Questa prima parte di studio è durata circa due anni, necessari per afferrare il personaggio di Margherita senza tradirlo.
Quanto tempo è stato necessario per ultimare il progetto?
Le riprese sono iniziate a gennaio 2020 al castello di Poppi, poi sono state interrotte a causa della pandemia e nella scorsa primavera è stata girata l’ultima scena all’interno di una piccola chiesa nella zona di Rignano sull’Arno.
Concentriamoci ora sul personaggio principale: chi era davvero Margherita Datini?
Era una donna del suo tempo, fortemente devota ai valori morali e religiosi del Medioevo, animata da una profonda spiritualità e magnanimità d’animo, che le permise di accogliere e di crescere in casa Ginevra, la figlia illegittima del marito avuta da una relazione extraconiugale con una giovane schiava di nome Lucia. Soffriva per il fatto di non poter avere figli e soffriva di solitudine per la continua assenza del Datini, rappresentato quasi sempre come una voce fuori campo, ma non era tuttavia remissiva. La cosa forse più interessante di Margherita è la piccola scintilla di modernità che portava già dentro: grazie alla sua capacità imprenditoriale riuscì a gestire l’enorme patrimonio del mercante di Prato, che in punto di morte la nominò tra i suoi esecutori testamentari in segno di massima stima e riconoscenza.
Quando emerge lo spirito imprenditoriale di Margherita?
Fin da subito. Il mediometraggio inizia a metà degli anni Ottanta del Trecento, quando i coniugi Datini vivono già a Prato. Margherita si lamenta per le continue assenze del marito, che la costringono a gestire i rapporti con gli operai che curano i lavori all’interno del palazzo.Il suo spirito imprenditoriale si forma grazie alla gestione della casa e si estende ai lavori di villa al Palco e fino alle attività di recupero crediti.
Il suo spirito imprenditoriale fu così forte che intorno ai quaranta anni decise di imparare a leggere e scrivere: non era una grande avanguardia per una donna di quel tempo?
Sicuramente, lo fece per rendersi autonoma nella comunicazione verso il marito. Gli scrivani a cui si affidava per la dettatura delle sue lettere nutrivano molta soggezione nei confronti del mercante di Prato, per cui finivano per filtrare alcune espressioni di particolare fervore. Oltre ciò, imparò a leggere i documenti contabili, grazie a cui affinò le sue capacità gestionali ed amministrative. In questo fu incoraggiata da Ser Lapo Mazzei, notaio ed amico di famiglia, che le prestò numerosi libri.
Qual era il ruolo di Ser Lapo Mazzei nella famiglia dei Datini?
Mazzei era molto religioso, non perdeva occasione per ricordare al Datini di vivere nella grazia di Dio. Era amico di entrambi i coniugi e con Francesco Datini condivideva la passione per il buon vino. Infatti la cantina di Palazzo Datini, amministrata dalla stessa Margherita, raccoglieva i migliori vini della zona, tra cui quello di Carmignano. Il primo documento che tratta del Chianti, senza riferimenti geografici di denominazione, risale ad una lettera inviata dal Mazzei al Datini.
Per concludere possiamo considerare Margherita una rivoluzionaria per la sua epoca?
Non del tutto. Da una parte viveva appieno il suo tempo ed era fortemente radicata alla religiosità medievale, tanto da non comprendere il desiderio del marito di essere padrone del suo destino e di voler lasciare un segno nel mondo. Dall’altra era affascinata dal modo di agire del marito e precorreva i tempi, raccontando un mondo che già stava cambiando.
Margherita – scheda sul mediometraggio
Regia e montaggio: Massimo Smuraglia
Soggetto: Gabriele Marco Cecchi
Sceneggiatura: Gabriele Marco Cecchi e Jacopo Pacini
Musiche originali: Samuele Luca Cecchi
Costumi: Doriana Clemente
Make up artist: Grazia D’Amaro
Fotografia e camera: Jonathan Chiti con la collaborazione di Margherita Nuti e Noemi Ester Romani
Post produzione e color correction: Sirio Zabberoni e Jonathan Chiti
Fonico di presa diretta: Lorenzo Della Ratta
Consulenza storica: Walter Bernardi
Scenografie: Elisabetta Giusti con la consulenza di Nicola De Filippo
Organizzazione della produzione: Isabella Geppi Jacopo Pacini, Anastasia Vulgaris e Gianluca Gori
Segretaria di edizione: Anastasia Vulgaris
Assistenti alla regia: Jacopo Pacini e Anastasia Vulgaris
Aiutoregista: Isabella Geppi
Con: Francesca Cellini (nel ruolo di Margherita), Rosario Campisi, Elettra Abbiati Giusti, Caterina Giachin, Gabriele Tizzani Bergamini, Samuele Luca Cecchi, Doriana Clemente, Raffaele Totaro, Francesco Casucci, Chiara Bonafede, Chiara Ciofini, Giaele Paoletti, Alessia Borracchini, Silvano Cappellini e Malika Ristori.
(Valentina Cirri)