E’ stato dimenticato per oltre settant’anni, ma nel 2016 la sua figura e la sua storia sono state doverosamente recuperate, e adesso anche il partigiano carmignanese Mauro Chiti al pari dei più noti Alighiero e Bogardo Buricchi, Ariodante Naldi e Bruno Spinelli, deceduti nel celebre attentato dell’11 giugno 1944 a Poggio alla Malva , sta finalmente ricevendo i riconoscimenti che gli spettano. Per il secondo anno consecutivo infatti la delegazione Anpi e il sindaco di Carmignano (l’uscente Doriano Cirri ieri e il neoeletto Edoardo Prestanti oggi) sono intervenuti alle commemorazioni che si sono tenute in occasione della Festa della Liberazione a Berceto, località nei pressi di Pomino nella quale Chiti trovò la morte il 17 aprile del 1944 insieme ad altre dieci persone.
Dopo aver conseguito la licenza elementare, Mauro Chiti si era impiegato come operaio tessile in una grossa azienda di filatura a Prato, e fu probabilmente in quell’ambiente che nell’autunno del 1943 entrò in contatto con alcuni esponenti legati al locale movimento di Resistenza. Il giovane, che all’epoca aveva appena diciott’anni e da parecchio tempo dimostrava una forte insofferenza nei confronti della dittatura fascista, si unì alla brigata di Lanciotto Ballerini, il leggendario partigiano di Campi Bisenzio che il 3 gennaio del 1944 cadde nella famosa battaglia di Valibona sui rilievi della Calvana, e in quell’ambito conobbe il coetaneo Guglielmo Tesi, con cui alcuni mesi più tardi venne ucciso alla Rufina.
Benché non si conoscano i suoi spostamenti e le azioni in cui fu impegnato, è certo che nell’aprile del 1944 Chiti si trovava in Val di Sieve, dove era in atto una imponente operazione di rastrellamento antipartigiano da parte della divisione Göring. La mattina del 17 aprile dopo una lunga marcia si fermò insieme ad altri sei compagni, tra i quali figurava anche Tesi, in un fienile situato in un podere di Berceto, e lì fu assassinato da un manipolo di soldati tedeschi che piombarono sul posto a colpo sicuro. Insieme a loro vennero fucilati per rappresaglia anche nove civili. Dei sette giovani soltanto Mauro Chiti e Guglielmo Tesi furono passati per le armi:gli altri si allontanarono incolumi perché erano in realtà spie repubblichine che avevano venduto i due ragazzi ai nazisti.
Sia perché morì lontano dal paese natale sia perché forse non prese parte ad azioni di spicco, sul nome di Chiti è caduto l’oblio per lungo tempo. Anche se a Carmignano gli sono state dedicate una via, una targa sulla facciata del municipio e un monumento funebre nel cimitero comunale, non sono mai state svolte cerimonie annuali in suo onore, e tra i suoi concittadini pochissimi ne conoscono la vicenda. La sua storia ricorda per molti versi quella del partigiano comeanese Sergio Sorri , perito a Traversagna sulle montagne pistoiesi e dimenticato fino all’anno scorso, quando gli è stato intitolato lo Spazio Giovani della frazione medicea. Nel 2016 il Comune di Rufina ha posto sui ruderi del fienile in cui terminarono le loro brevi vite una lapide dedicata a Mauro Chiti e Guglielmo Tesi, ed anche e soprattutto grazie a questo importante attestato i loro nomi sono giustamente tornati alla ribalta. (Barbara Prosperi)
Rufina ricorda Mauro Chiti
Omaggio al partigiano carmignanese
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